Morfeo, il primo gatto positivo al Covid: a contagiarlo sono stati i padroni

Morfeo, il primo gatto positivo al Covid, a contagiarlo sono stati i padroni
MESTRE - Morfeo ha dieci anni, è un gatto nero soriano ed è il primo felino ad essersi ammalato di Covid-19, patologia data dal virus Sars Cov 2. È stato...

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MESTRE - Morfeo ha dieci anni, è un gatto nero soriano ed è il primo felino ad essersi ammalato di Covid-19, patologia data dal virus Sars Cov 2. È stato contagiato dai suoi proprietari a Mestre, mentre erano entrambi a casa a curarsi perché a loro volta colpiti dal Covid. Il caso risale ai mesi tra ottobre e dicembre dell’anno scorso, come riportato dall’Oie, l’Organizzazione mondiale per la salute degli animali che ha registrato le comunicazioni inviatele dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie. 

Gatto positivo al Covid


Viene rivelato solo ora perché l’Istituto ne ha consentito la divulgazione, e dunque anche il caso scoperto giorni fa nel Novarese di un gatto colpito dalla variante inglese è successivo a quello mestrino, mentre le altre segnalazioni, come a Torino e a Brindisi, riguardano gatti positivi al Covid ma asintomatici. Morfeo, invece, si è preso la polmonite bilaterale, proprio come i casi più gravi tra gli umani. Anticipando la fine della storia, come mostra la foto che pubblichiamo il gatto probabilmente ha dato una delle sue sette vite alla pandemia ma è guarito perfettamente grazie ad antibiotici e fan (cortisone), e anche i suoi padroni sono usciti dalla quarantena senza danni. E questa vicenda deve servire per diffondere più di un insegnamento. Facendo un passo indietro, in questo caso i proprietari del gatto sono molto attenti e si sono affidati ad una veterinaria che lo segue fin dalla nascita: quando le hanno raccontato al telefono che Morfeo aveva una strana e forte tosse, Nicoletta Mason che vive a Mestre e ha l’ambulatorio a Marcon assieme al collega Tommaso Barusso, si è bardata di tutto punto (mascherina, visiera, tuta isolante, guanti, copri scarpe) ed è andata a prendere l’animale per sottoporlo ai tamponi. «È fondamentale che i veterinari, se il gatto ha qualche sintomo strano, facciano il test e lo inviino all’Istituto zooprofilattico delle Venezie - spiega la veterinaria -. Così, oltre a salvarlo, contribuiscono al tracciamento nazionale per comprendere il decorso della pandemia». 

Variante inglese in un gatto, è il primo caso in Italia


Animali e virus


Altra lezione da apprendere riguarda il rapporto con gli animali d’affezione: «I proprietari non devono impaurirsi e abbandonare i gatti appena hanno un po’ di tosse, perché è stata dimostrata la trasmissione del virus da uomo ad animale e non il contrario. Inoltre basta curarlo e guarisce. Ci sono, piuttosto, delle precauzioni da prendere nel caso un familiare sia positivo al Covid: non sbaciucchiare il gatto e tenerlo a distanza, ad esempio non facendolo dormire nel proprio letto. Il motivo per cui può accadere che i felini che vivono in casa si infettino va trovato, infatti, nei feromoni F4 (definiti della socializzazione) che l’animale emette da una ghiandola posta dietro alla commessura labiale mentre si struscia col viso dei proprietari i quali, a loro volta, lo baciano. Una vicinanza così forte permette il passaggio del virus». E in ogni caso è chiaro che i proprietari ammalati di Covid non in forma grave, costretti a casa tutto il giorno, si prendono in braccio il gatto, per cui è fortemente consigliato di dargli da mangiare e pulire la lettiera ma di non tormentarlo.


 

 

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Il Gazzettino