Ordine del giorno contro le trivelle in Adriatico: «Faranno affondare il territorio del Delta»

Una piattaforma per il trattamento del gas in Adriatico
PORTO TOLLE - È unanime il coro di no che si alza dal consiglio comunale di Porto Tolle in direzione di Roma sul tema trivellazioni nel mare Adriatico. Mercoledì...

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PORTO TOLLE - È unanime il coro di no che si alza dal consiglio comunale di Porto Tolle in direzione di Roma sul tema trivellazioni nel mare Adriatico. Mercoledì sera è stato aggiunto d’urgenza un punto con il quale il consesso ha votato all’unanimità un ordine del giorno dal titolo inequivocabile: “Fronte comune per dire no alle trivellazioni nel mare Adriatico”. Un documento che ha visto maggioranza e minoranza collaborare per dare vita a un atto univoco che nelle prossime settimane sarà proposto anche alle altre amministrazioni del Delta per essere votato a loro volta.



IL DOCUMENTO

“Il consiglio comunale si appella agli elementari principi di prevenzione e precauzione verso le popolazioni residenti – si legge nella mozione - esprimendo la ferma contrarietà alla possibilità di affidare nuove concessioni, o di ripristinare quelle esistenti, alle estrazioni di gas metano nelle aree marine dell’Adriatico interessate dal nuovo decreto, esprimendo nel contempo viva preoccupazione anche per le eventuali concessioni per attività estrattive in aree confinanti”. Una scelta di campo che va oltre le appartenenze politiche quella fatta dai consiglieri dell’estremo Delta per salvaguardare appunto quel territorio che si trova da sempre compresso in quella morsa di bradisismo naturale e di subsidenza, come eredità delle estrazioni metanifere che per 30 anni sono state effettuate.
«Le amministrazioni parlano per atti - ha commentato il capogruppo di minoranza Claudio Bellan - mi auguro che sia approvato da tutte le amministrazioni e che si arrivi a dare vita a un unico documento con Ente Parco e Consorzio di bonifica che sia supportato dalla Regione. Perché la questione non è legata a eventuali perequazioni, ma al destino di questa terra: se si vuol farla vivere si deve dire no, se non la si vuol far sopravvivere, si trivelli e la si lasci affondare».
Concorde il sindaco Roberto Pizzoli: «Sulla difesa del territorio e la sua sopravvivenza non esistono colori politici o differenze di vedute, esiste solo il nostro paese. Stride che si abbia un Sic marino in difesa della fauna ittica a poche miglia e che si possa contestualmente pensare di trivellare in una zona considerata di pregio naturalistico. È errata, inoltre, l’equazione che vorrebbe che all’estrazione del metano corrispondesse l’abbassamento della bolletta, senza tenere conto che noi siamo già in media 3 metri sotto il livello del mare. Il Delta e il Polesine hanno già pagato tanto nel passato, ora abbiamo la sfida del futuro: un’economia tra pesca, agricoltura e turismo da far crescere. Non siamo più gli ultimi e nemmeno gli alluvionati».

IN REGIONE


Parla di guardare all’energia del futuro e non a quella del passato il portavoce di opposizione in consiglio regionale Arturo Lorenzoni che torna sul tema: «Pure la Lega del Veneto ha riconosciuto le criticità ambientali che questa scelta scellerata comporterebbe. Una decisione disperata e scomposta da parte del nuovo Esecutivo, il cui fine sarebbe, a detta dei ministeri interessati, il veloce approvvigionamento di fonti alternative di energia». Una scelta che per Lorenzoni non avrebbe senso soprattutto da un punto di vista economico. «Le quantità certe di gas sono modeste, non oltre qualche punto percentuale della domanda nazionale per alcuni anni. Inoltre l’opportunità di stipulare dei contratti a prezzi calmierati è tutta da dimostrare. L’alternativa c’è ed è molto più interessante: organizzare fin da subito la filiera del biometano, che può generare una produzione tripla rispetto al metano fossile in modo sostenibile, con ricadute positive sull’economia del territorio».
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Il Gazzettino