Paola Marini: «Marketing e scienza, ​ecco​ le mie Gallerie»

Paola Marini e una sala delle Gallerie dell'Accademia a Venezia
Marketing e rigore scientifico a braccetto, entrambi in chiave internazionale ma con una forte collaborazione del territorio. Sono queste le linee guida focalizzate da Paola...

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Marketing e rigore scientifico a braccetto, entrambi in chiave internazionale ma con una forte collaborazione del territorio. Sono queste le linee guida focalizzate da Paola Marini, la nuova direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia che, nominata in agosto, si insedierà questa mattina. Un’entrata in scena che avrà poco o nulla dell’ufficialità e molto del lavoro intenso da subito. Anche per lasciarsi alle spalle lo choc del recente clamoroso furto di capolavori al Castelvecchio di Verona, la città di cui dirigeva fino a ieri il sistema museale.

«Proprio sabato - dice la neo direttrice, storica dell'arte nata a Verona 63 anni fa, in precedenza responsabile anche del museo di Bassano - abbiamo avuto una grande manifestazione di solidarietà dalla città e dagli amanti dell’arte, con musica e visite guidate. Ma oltre a questa testimonianza che mi ha fatto piacere non posso dire nulla, perché sono accadute cose strane e ci sono indagini in corso».

Lei è già stata più volte a Venezia per impostare il lavoro. Ma il primo atto "da residente"?
«Incontrerò Tobia Scarpa per prendere decisioni sull’allestimento delle nuove sale del Settecento e Ottocento, che penso saranno aperte a gennaio. Poi è previsto un sopralluogo con l’azienda che dovrà presentare il progetto definitivo del nuovo ciclo di nuovi lavori, i cui tempi dipenderanno da Segretariato regionale e Soprintendenza. Poi bisognerà subito lavorare sulla mostra in Giappone».

In Giappone?
«A luglio dell’anno prossimo. Concederemo dei prestiti prestigiosi. Il programma è già stato tracciato dalla dottoressa Damiani (suo predecessore, ndr), continuando nel suo lavoro coinvolgeremo l’Università e valuteremo quali dipinti siano trasportabili. Adesso abbiamo fuori due importanti opere di Hayez, dalle quali può arrivare un ulteriore ritorno. Anche se l’Accademia francamente non ha bisogno di ulteriore notorietà. Ma anche sì».

In che senso?
«Celebre in tutto il mondo, ma si può sempre fare di più. Penso a un ruolo universale più strutturato, con un lavoro di maggiore qualità e quantità sull’estero. E quindi collaborazioni internazionali con i grandi musei. Spero che sapremo renderci più "spettacolari"».

Visto che il diktat del ministro Franceschini è che i direttori siano anche e soprattutto manager.
«Certo, ma attenzione: in parallelo va coltivata la serietà scientifica. E anche in questo campo immagino nuovi progetti internazionali. Mi piace usare la parola "reputazione". Che non si raggiunge una volta per l’eternità ma va coltivata giorno per giorno».

Un consiglio allo sterminato pubblico dell’arte veneziana?
«Non perdersi le nuove sale del Settecento e Ottocento che appunto inaugureremo con l’anno nuovo: innanzitutto per la suggestione dell’allestimento delle quattro steli di Canova e dei leoni per il monumento Rezzonico, poi perchè si riscopriranno altre bellezze come i ritratti di Rosalba Carriera e gli stessi Hayez».

E il personale?
«Lo incontrerò martedì. So che dal punto di vista operativo è molto efficiente».

Ma si aggiungerà subito il problema della sicurezza.

«Non viviamolo come un’emergenza, mi risulta che a Venezia la situazione sia sotto stretto controllo. Vedremo quali misure sarà possibile adottare». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino