PORDENONE - Non è affatto chiuso il capitolo giudiziario della Venice Investment Group. La Procura non molla e, a due settimane dalla condanna del trader Fabio Gaiatto a 15...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
NUOVO ATTACCOIl nuovo attacco sferrato dal procuratore Raffaele Tito si gioca stavolta sul piano tributario. Il braccio di ferro riguarda sempre i 600mila euro nella veste di reddito provento di reato. Secondo la Procura, sono sfuggiti al Fisco. Per questo Minighin è stato iscritto sul registro degli indagati per l'ipotesi di infedele dichiarazione dei redditi per l'anno di imposta 2017, quando aveva indicato ricavi per 4.235 euro e perdite per 6.926. Secondo gli inquirenti, i ricavi erano pari a 593.702 euro perchè aveva ricevuto i bonifici di Gaiatto. L'imposta evasa è stata calcolata in 248.462 euro. Ed è questo l'importo relativo al sequestro preventivo per equivalente di beni mobili ed immobili disposto dal gip Rodolfo Piccin. Il provvedimento è stato eseguito dai finanzieri, che hanno sequestrato per la seconda volta la casa delle vacanze di Sappada, un appartamento che si trova a San Vito al Tagliamento e il conto corrente bancario intestato alla madre di Minighin (lui ha l'autorizzazione a utilizzarlo). In quel conto vi è una disponibilità di 96mila euro.
LA DIFESAIl provvedimento di sequestro è stato emesso il 25 giugno e l'esecuzione è stata perfezionata in questi giorni. «Attendo le notifiche - osserva l'avvocato Cristiano Leone, che difende l'informatico assieme alla collega Alessia Crapis - dopodichè impugneremo». I legali contestano in particolare il sequestro dei conti correnti: «Minighin aveva la disponibilità all'utilizzo e versava semplicemente gli affitti del Bed&Breakfast che possiede in Toscana». Secondo la Procura, i 96mila euro sarebbero una parte dei 600mila che l'amico Gaiatto gli aveva girato. «Ma quei soldi - insiste Leone - erano una penale per un affare andato male. È tutto un equivoco».
Cristina Antonutti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino