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Il protocollo prevede, come anticipato, che l’ospedale di Pordenone sia l’ultimo (dopo Trieste e Udine) ad attivare i reparti Covid e la Rianimazione. Sarà utilizzata prima la Pneumologia (24 letti ordinari e 10 di sub-intensiva), poi la Medicina due (altri 40 letti). In Intensiva, fino a due pazienti resteranno nel reparto attuale. Se si dovesse salire a sette, cinque finirebbero nella post-operatoria. Dopo gli otto avverrebbe la conversione del reparto attuale, come avvenuto in primavera. In Pronto soccorso resteranno i percorsi separati e le aree di attesa dei risultati del tampone. Arriveranno test più rapidi che consentiranno di ridurre gli affollamenti. Previste anche stanze isolate nei reparti in caso di accessi di massa. La possibilità di fare i tamponi sarà implementata anche a San Vito e a Spilimbergo. «L’obiettivo - ha confermato Chittaro - è quello di non fermare le attività ordinarie, anche in presenza di un’emergenza sanitaria».
PREVENZIONE
È previsto lo scorporo di attività come l’effettuazione dei tamponi al deposito Giordani o lo svolgimento delle chiamate di controllo nelle case dei positivi. Questo per liberare personale da dedicare alle scuole e alle altre attività urgenti di prevenzione. L’analisi dei tamponi tornerà 24 ore su 24, la necessità di materiale arriverà a 1000-1200 test al giorno.
SUL TERRITORIO
Le Usca (oggi solo una) potranno diventare cinque e resteranno in azione. Nelle case di riposo con pochi casi positivi si punterà al trasferimento dei pazienti (alla Rsa di Sacile, ad esempio), mentre con più contagi scatteranno, dove possibile, i reparti Covid interni. La stessa Rsa di Sacile, poi, servirà anche all’accoglienza dei post-acuti dagli ospedali.
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Il Gazzettino