Fvg, infermieri: in 500 via da e Rsa pubblici nel 2022: «Vanno nella sanità privata o cambiano lavoro»

Fvg, infermieri: in 500 via da e Rsa pubblici nel 2022: «Vanno nella sanità privata o cambiano lavoro»
Il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, nella giornata degli infermieri ha parlato di «donne e uomini che tutti i giorni con dedizione e pazienza si dedicano...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, nella giornata degli infermieri ha parlato di «donne e uomini che tutti i giorni con dedizione e pazienza si dedicano all'assistenza dei pazienti e garantiscono il funzionamento delle strutture sanitarie». Un grazie, doveroso. Ma pare esserci davvero poco da festeggiare, perché oltre ai ringraziamenti di rito il quadro è quello di un'emergenza continua. Lo dicono i numeri: solo nel 2022 in Friuli Venezia Giulia hanno lasciato gli ospedali (ma anche le case di riposo gestite dalle Asp pubbliche) circa 500 professionisti. Sono una cinquantina in provincia di Pordenone e circa 200 nel territorio dell'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale. Una fuga che come spiega il presidente regionale dell'Opi, Luciano Clarizia, riguarda «non solo il trasferimento verso la sanità privata, ma anche professionisti che hanno scelto di cambiare del tutto lavoro». Fino alla frase che fa tremare le vene ai polsi, proprio nel giorno dedicato all'impegno degli infermieri: «Nei prossimi mesi la nostra professione rischia non la crisi, ma la morte. Non sappiamo davvero come andrà a finire, visto il prossimo pensionamento di molti nostri colleghi e un ricambio sempre più lento». Pronto soccorso, Terapia intensiva, Neurologia, Unità coronarica: sono questi, secondo Clarizia, i reparti nei quali si concentrano le dimissioni da parte degli infermieri del Friuli Venezia Giulia. «Aree - spiega - nelle quali conta il livello di specializzazione e professionalità». «Siamo in contatto con la Direzione salute della Regione - conclude - e puntiamo almeno alla riduzione (ma servirebbe un pressing nazionale di Fedriga, ndr) del vincolo di esclusività».


SOCCORSI


Nell'Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, secondo i conteggi di Afrim Caslli, segretario del Nursind Udine, «nell'ultimo anno fra infermieri andati in pensione, professionisti che si sono licenziati o hanno scelto la mobilità, hanno lasciato 190-200 persone. Sono cifre allarmanti». Fa caso a sé la Sores, che coordina la macchina dei soccorsi, dove, secondo Caslli, «l'impatto dei numeri è drammatico». In questa situazione, il Nursind ha chiesto «un incontro urgente al nuovo direttore generale di Arcs Polimeni». Sulla centrale «aleggia come uno spettro la periodica carenza di personale preparato. Siamo nuovamente alle prese con licenziamenti, 2 in pochi mesi, e svariate mobilità - ad oggi 5 richieste da parte dei colleghi in Sores - che rischiano di mettere nuovamente in ginocchio il sistema d'emergenza. Non possiamo perdere ulteriori colleghi senza provare a cambiare le cose». Gli infermieri «non accettano più promesse di miglioramento non mantenute». Pur non avendo le redini della strategia di governo della sanità, secondo il Nursind, Arcs «deve dare un segnale di apertura» agli infermieri di Sores. Caslli fa proposte concrete: aumentare di almeno 50 ore le 150 ore di prestazioni extra-istituzionali concesse sinora ai colleghi della centrale, ma anche far sì che la docenza non intacchi il monte ore di attività extra. Misure che, secondo Caslli potrebbero avere «un effetto disincentivante verso le fughe da Arcs». Il passo successivo a quel punto sarebbe «la pianificazione di obiettivi più a lungo termine come le rotazioni su postazioni territoriali», ma anche «il sesto infermiere di notte». All'incontro sollecitato, Caslli si aspetta «risposte concrete. Se così non fosse è logico che la nostra priorità sarà quella di tutelare i nostri colleghi».
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino