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CASTELFRANCO VENETO (TREVISO) - Industria chimica basata sulla corrente elettrica, liberandosi dai combustibili fossili: questa l’idea di base di Sypox, azienda con sede a Freising, in Baviera (Germania), di cui Gianluca Pauletto, ingegnere chimico classe 1992 di Castelfranco Veneto, è Ceo e co-fondatore. Anni di studio e di lavoro da parte di un team internazionale che, grazie al supporto inizialmente ottenuto dal Ministero dell’Economia tedesco, sta portando i suoi risultati sul campo: nelle prossime settimane, ad esempio, verrà acceso vicino a Monaco un sistema per convertire il biogas e convertirlo in idrogeno, utilizzando il reattore elettrificato sviluppato dall’azienda. A inizio 2025 poi verrà lanciata la prima produzione in serie dei reattori Sypox.
L’IDEA
L’origine dell’idea risale al periodo di studi. «Durante il dottorato a Montreal, in Canada, ho incontrato alcuni problemi: mi chiedevo come portare velocemente ad alte temperature l’apparecchiatura da utilizzare per alcuni test – raccontato Pauletto, laureato in ingegneria chimica all’Università di Padova - Solitamente, per arrivare ad esempio a 800-900 gradi, si usa un bruciatore, quindi si brucia un combustibile. Adesso il trend è utilizzare corrente elettrica dove possibile e sorge una domanda: possiamo usarla per fornire calore ad alta temperatura? Quello che noi abbiamo sviluppato è una tecnologia fatta apposta per i processi chimici in cui il calore viene fornito utilizzando corrente elettrica esattamente dove ti serve». Sypox nasce a latere: «Da una mia “attività aggiuntiva” dei weekend durante il dottorato – spiegato Pauletto - Quando lo stavo finendo ho fatto le applicazioni di brevetto e ad agosto 2020, una volta finito, mi sono concentrato a tempo pieno sul progetto». A settembre 2021 si forma il “nucleo”, quattro persone che iniziano a lavorarci a tempo pieno. «Abbiamo scritto un business plan che è stato sottoposto al Ministero dell’Economia tedesco e ci ha dato circa un milione di euro per sviluppare il progetto – aggiunge Pauletto - In seguito, assieme a 13-14 partner industriali ed accademici come il Politecnico di Milano o l’Università di Padova, siamo diventati parte di un progetto (EReTech) da 9 milioni di euro finanziato dall’Unione Europea e basato sulla tecnologia sviluppata da noi.
Il Gazzettino