Fusioni, 26 Comuni al voto il 16: con il "sì" 11 milioni di contributi

Veduta di Mel uno dei Comuni al voto il 16 dicembre
VENEZIA - Dal punto di vista amministrativo, sarà la più rilevante tornata referendaria dell'ultimo quarto di secolo in Veneto: domenica 16 dicembre urne aperte...

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VENEZIA - Dal punto di vista amministrativo, sarà la più rilevante tornata referendaria dell'ultimo quarto di secolo in Veneto: domenica 16 dicembre urne aperte in 26 Comuni, con l'obiettivo di ridurli a 10. Proposito ambizioso, visto che fra il 1994 e il 2018 l'operazione è riuscita sono nove volte. «Ma il messaggio che deve passare è che la fusione non è un'imposizione ma una grande opportunità, di cui la popolazione deve essere cosciente», dice Gianluca Forcolin, assessore regionale agli Enti locali, che ieri a Venezia ha incontrato i sindaci delle località coinvolte dalla consultazione, destinatarie in caso di vittoria del sì di contributi statali per oltre 11 milioni di euro complessivi l'anno per un decennio.


AI SEGGI Su un totale di quasi 83.000 residenti interessati, saranno chiamati ai seggi 77.464 elettori di cinque province (soprattutto Vicenza, ma anche Padova, Treviso, Rovigo e Belluno). «Se la consultazione referendaria avrà esito positivo, come auspichiamo afferma Forcolin con la fusione il numero complessivo di Comuni componenti il territorio regionale passerà dai 571 attuali a 555. L'impegno comune deve essere quello di portare il maggior numero possibile di cittadini a votare». Non ci sarà comunque il quorum, in virtù della legge del 2013 che ha parecchio semplificato le procedure. Non a caso da allora sono stati soppressi 16 municipi, fusi in 7 nuove realtà, che ora per due terzi superano i 5.000 abitanti.
I SOLDI Secondo le stime della Fondazione Think Tank Nord Est, la fusione porterebbe ai nuovi Comuni una cospicua dote finanziaria statale, da moltiplicare per dieci anni. A Borgo Valbelluna e Terre Conselvane 2 milioni ciascuno (nel caso bellunese 145 euro per residente, pari al +29% delle entrate correnti; nell'esempio padovano 114 euro, cioè +33%). A Pieve dei Berici 1,4 milioni (123 euro, +30%). A Valbrenta quasi 1,3 milioni (178 euro, +33%). A Pieve del Grappa circa 900mila (134 euro, +37%). A Colceresa più di 800mila (138 euro, +33%). A Frassinelle Polesella circa 800mila (151 euro, +25%). A Colbregonza quasi 750mila (122 euro, +26%). A Lusiana Conco più di 700mila (152 euro, +25%). A Fortezza d'Adige circa 550mila (168 euro, +39%). «I progetti di sviluppo, di cui molte aree del Veneto hanno bisogno per tornare a crescere, si possono portare avanti solo avendo risorse», sottolinea il presidente Antonio Ferrarelli. «Se i Comuni vogliono continuare a offrire servizi di qualità a cittadini e imprese, devono costruire percorsi nuovi, condividendoli con i municipi limitrofi», aggiunge il ricercatore Riccardo Dalla Torre.

GLI ALTRI BENEFICI Peraltro il contributo straordinario dello Stato non è l'unico beneficio previsto. Come ricorda l'Associazione dei Comuni, ci sono anche il sostegno finanziario regionale, l'esclusione dall'assoggettamento all'obbligo associativo per i Comuni istituiti mediante fusione con almeno 3.000 abitanti (o 2.000 abitanti se appartenenti a Comunità montane, il superamento dei vincoli per le assunzioni di personale a tempo indeterminato, il subentro nei benefici nazionali o europei di cui godevano gli enti estinti. «La fusione tra Comuni è un processo che l'Anci Veneto sostiene da sempre evidenzia la presidente Maria Rosa Pavanello perché può rappresentare un'opportunità per migliorare i servizi offerti ai cittadini. Non è nostra intenzione, però, influenzare il voto, che ci auguriamo possa essere una bella pagina di democrazia con una partecipazione ampia, dando il segnale dell'attenzione delle comunità al futuro dei Comuni e dei territori».

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Il Gazzettino