VENEZIA - Dal punto di vista amministrativo, sarà la più rilevante tornata referendaria dell'ultimo quarto di secolo in Veneto: domenica 16 dicembre urne aperte...
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AI SEGGI Su un totale di quasi 83.000 residenti interessati, saranno chiamati ai seggi 77.464 elettori di cinque province (soprattutto Vicenza, ma anche Padova, Treviso, Rovigo e Belluno). «Se la consultazione referendaria avrà esito positivo, come auspichiamo afferma Forcolin con la fusione il numero complessivo di Comuni componenti il territorio regionale passerà dai 571 attuali a 555. L'impegno comune deve essere quello di portare il maggior numero possibile di cittadini a votare». Non ci sarà comunque il quorum, in virtù della legge del 2013 che ha parecchio semplificato le procedure. Non a caso da allora sono stati soppressi 16 municipi, fusi in 7 nuove realtà, che ora per due terzi superano i 5.000 abitanti.
I SOLDI Secondo le stime della Fondazione Think Tank Nord Est, la fusione porterebbe ai nuovi Comuni una cospicua dote finanziaria statale, da moltiplicare per dieci anni. A Borgo Valbelluna e Terre Conselvane 2 milioni ciascuno (nel caso bellunese 145 euro per residente, pari al +29% delle entrate correnti; nell'esempio padovano 114 euro, cioè +33%). A Pieve dei Berici 1,4 milioni (123 euro, +30%). A Valbrenta quasi 1,3 milioni (178 euro, +33%). A Pieve del Grappa circa 900mila (134 euro, +37%). A Colceresa più di 800mila (138 euro, +33%). A Frassinelle Polesella circa 800mila (151 euro, +25%). A Colbregonza quasi 750mila (122 euro, +26%). A Lusiana Conco più di 700mila (152 euro, +25%). A Fortezza d'Adige circa 550mila (168 euro, +39%). «I progetti di sviluppo, di cui molte aree del Veneto hanno bisogno per tornare a crescere, si possono portare avanti solo avendo risorse», sottolinea il presidente Antonio Ferrarelli. «Se i Comuni vogliono continuare a offrire servizi di qualità a cittadini e imprese, devono costruire percorsi nuovi, condividendoli con i municipi limitrofi», aggiunge il ricercatore Riccardo Dalla Torre.
GLI ALTRI BENEFICI Peraltro il contributo straordinario dello Stato non è l'unico beneficio previsto. Come ricorda l'Associazione dei Comuni, ci sono anche il sostegno finanziario regionale, l'esclusione dall'assoggettamento all'obbligo associativo per i Comuni istituiti mediante fusione con almeno 3.000 abitanti (o 2.000 abitanti se appartenenti a Comunità montane, il superamento dei vincoli per le assunzioni di personale a tempo indeterminato, il subentro nei benefici nazionali o europei di cui godevano gli enti estinti. «La fusione tra Comuni è un processo che l'Anci Veneto sostiene da sempre evidenzia la presidente Maria Rosa Pavanello perché può rappresentare un'opportunità per migliorare i servizi offerti ai cittadini. Non è nostra intenzione, però, influenzare il voto, che ci auguriamo possa essere una bella pagina di democrazia con una partecipazione ampia, dando il segnale dell'attenzione delle comunità al futuro dei Comuni e dei territori».
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Il Gazzettino