Padova. Mangiano i funghi raccolti in giardino e finiscono in ospedale: padre e figlio intossicati

Il 74enne ha accusato una grave insufficienza epatica e renale: il Sian dell’Ulss 6 Euganea segnala altri 5 casi nell’ultimo mese

Padre e figlio in ospedale dopo aver mangiato funghi raccolti in giardino (foto d'archivio)
PADOVA - Hanno raccolto una manciata di funghi nati nel giardino di casa e, dopo averli messi in pentola, li hanno mangiati. Così sono finiti in ospedale padre e figlio,...

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PADOVA - Hanno raccolto una manciata di funghi nati nel giardino di casa e, dopo averli messi in pentola, li hanno mangiati. Così sono finiti in ospedale padre e figlio, rispettivamente di 74 e 40 anni, perché colpiti da una grave intossicazione. I due hanno scambiato una specie di “Lepiota” potenzialmente mortale, con il fungo “Mazza di tamburo” molto noto perché commestibile. Una leggerezza che poteva costargli la vita. La coppia ha dovuto ricorrere alle cure dei medici e dei sanitari del Pronto soccorso dell’ospedale di Piove di Sacco lo scorso 9 ottobre e, dopo ben quattro giorni di ricovero in reparto, i due sono stati dimessi. Più critiche le condizioni del 74enne, che è andato in insufficienza epatica e renale. Il figlio, avendo assaggiato la pietanza killer, ha accusato solo vomito e forti dolori addominali. Questo è solo l’ultimo caso registrato dal Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione (Sian) dell’Ulss 6 Euganea. Tra settembre e ottobre, infatti, sono state segnalate altre cinque intossicazioni da funghi. A lanciare l’sos è l’Ispettorato micologico, presente in due sedi. La prima è al Mercato agroalimentare di Padova, in corso Stati Uniti e la seconda si trova a Camposampiero, in via Cao del mondo.

«Si può morire avvelenati»

«Si può morire avvelenati da funghi, bisogna fare estrema attenzione – spiega la dottoressa Stefania Tessari, direttore del Sian dell’Euganea -. La conoscenza e l’applicazione di pochi e semplici consigli consente un consumo sicuro. È di primaria importanza non mangiare mai funghi che non siano stati controllati da un micologo professionista. In questa stagione autunnale, complice il clima caldo, molte persone raccolgono funghi pur non conoscendo la specie e quindi andando incontro a seri rischi, che vanno dai problemi gastrointestinali a sindromi gravi in base alla tipologia di fungo, che possono anche portare al trapianto di fegato o rene, o mettere a repentaglio la stessa vita». Nei due punti Ulss tutti i cercatori privati possono peritare gratuitamente i funghi raccolti: al Maap lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 8 alle 10; a Camposampiero al Centro de Rossignoli (II piano) dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 9. Inoltre i micologi effettuano, nella stagione autunnale, un servizio di reperibilità attivo 24 ore al giorno per le emergenze.

Le precauzioni

Le intossicazioni possono essere conseguenti anche a un consumo di funghi commestibili, ma cucinati in modo inadeguato. «È importante ricordare che è necessario una cottura prolungata, almeno 20 minuti, per far raggiungere al fungo il tempo necessario per la degradazione delle tossine termolabili - precisa la dottoressa Tessari -. La cottura alla griglia o la frittura, sono sconsigliate per diverse tipologie di funghi, in quanto si tratta di una cottura veloce, che può lasciare inalterate le sostanze tossiche». Inoltre, chi si diletta nella raccolta dei funghi di quando in quando, potrebbe incappare in errori, facili da smascherare per gli esperti, ma altamente ingannevoli per chi non padroneggia la materia. «Il rischio di confusione è molto alto in quanto alcune specie si somigliano molto - conclude l’esperta - il chiodino, per esempio, è simile all’amanita falloide, il fungo più velenoso in circolazione».

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Il Gazzettino