Frode fiscale: false fatture per 25 milioni, arrestati i fratelli Michele e Stefano Mazzon

Frode fiscale: indagine della Guardia di finanza
SAN DONÀ DI PIAVE - In carcere. Da ieri i fratelli Michele (46 anni) e Stefano Mazzon (35), il primo residente e Treviso, l'altro a Noventa di Piave, sono finiti...

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SAN DONÀ DI PIAVE - In carcere. Da ieri i fratelli Michele (46 anni) e Stefano Mazzon (35), il primo residente e Treviso, l'altro a Noventa di Piave, sono finiti in cella. Così come Salvatore Mercurio (55), commercialista leccese di Taviano. Lo ha deciso la Cassazione venerdì pomeriggio confermando quando disposto dal Tribunale del Riesame, cui aveva ricorso la Procura di Venezia, con la pm Elisabetta Spigarelli, dopo che il Gip aveva rigettato la misura di custodia cautelare per reati fiscali, societari e fallimentari. Era la fine di gennaio di quest'anno, quando le indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Venezia, erano culminate con una serie di perquisizioni tra Veneto, Puglia e altre regioni e sequestri per 16 milioni di lire: somma equivalente al danno provocato all'Erario e alle casse previdenziali per Iva evasa e contributi non versati. Numerosi i nomi iscritti nel registro degli indagati, oltre una quarantina, fra i quali spiccava quello del commercialista di Conegliano Nicolò Corso.

ACCUSA

Secondo l'accusa, sono stati proprio i Mazzon, in particolare il maggiore dei due, attraverso la M.L. International, ditta di San Donà di Piave (fallita nel 2019), specializzata nell'allestimento per interni di uffici e di stand, a muovere i fili del raggiro, organizzando quella che fu definita nelle carte dell'inchiesta una complessa associazione per delinquere dedita all'emissione e all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per un giro di 25 milioni di euro, e all'illecita intermediazione di manodopera. Nove anni di attività nel corso dei quali gli investigatori hanno raccolto le prove che il gruppo avrebbe impiegato qualcosa come 400 dipendenti, tramite società cartiere intestate a prestanome, senza versare né i contributi né le ritenute. Come? Compensando i debiti fiscali e previdenziali con falsi crediti d'imposta. Questo, oltre a creare indubbi vantaggi economici, permetteva anche di praticare prezzi di mercato più bassi rispetto allo standard, facendo quindi concorrenza sleale alle imprese che agivano in maniera corretta. Fra le contestazioni anche la bancarotta fraudolenta per aver causato il fallimento di una delle società beneficiarie, appropriandosi di circa 3 milioni di euro sottratti ai creditori.

PANDEMIA

I fratelli Mazzon si sono dimostrati per così dire creativi anche in tempo di Covid, cogliendo le opportunità commerciali emerse con l'emergenza sanitaria, reinventandosi importatori e rivenditori di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale poi ritirati dal commercio perché materiale privo del marchio Ce. Condotta questa per la quale Michele Mazzon lo scorso maggio venne denunciato.
 

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Il Gazzettino