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MONSELICE - «È morto tuo cugino, vieni a Monselice». Con un messaggio, la tragica notizia raggiunge un parente dei fratelli Asbita. «Sono partito da Verona, mi sono preso un giorno di permesso dal lavoro e sono corso qui dagli amici - dichiara affranto un uomo sulla trentina - Abderrahim e Mohamed erano bravi ragazzi e la loro fine mi ha molto turbato». I due giovani abitavano al primo piano di una casa in via Ippolito Nievo. Un appartamento sobrio e arredata semplicemente, giusto per accoglierli al ritorno dal cantiere e ospitare qualche amico. Prima di trasferirsi qui, avevano trascorso un po' di tempo a Conselve. Davanti alla porta e sui gradini, ci sono almeno dieci persone, che in silenzio meditano su queste due vite improvvisamente spezzate. Dall'interno, giunge il canto di un muezzin, proveniente da una di quelle applicazioni sul telefono che ricordano, a orari programmati, le cinque preghiere quotidiane degli islamici. Nel mentre, fa capolino un signore vestito con una lunga tunica bianca.
Abderrahim e Mohamed erano «bravi ragazzi, pregavano sempre e si comportavano molto bene». Ogni tanto andavano alla moschea di Monselice, dove già si sta pregando per loro, e osservavano il digiuno prescritto dal Ramadan. Erano arrivati qui in Italia sette anni fa, partiti in cerca di migliori fortune da una città di nome El Kelâa.
Lavoravano tanto, partivano da casa all'alba e ritornavano a sera, giusto per riposarsi un po' prima di ripartire. Mai uno schiamazzo, una lite, un comportamento fuori luogo. La dirimpettaia li ricorda come «persone educate, ordinate e tranquille. Non facevamo grandi chiacchiere insieme, però salutavano sempre anche mia nonna e mia mamma». Abderrahim e Mohamed erano due persone ben integrate nel contesto, anche se frequentavano maggiormente la comunità marocchina: sentivano spesso la nostalgia di casa e incontrarsi con dei connazionali era per loro un modo per lenire le sofferenze della lontananza. A causa del lavoro, tornavano in Marocco solo di rado e, con la pandemia, mancavano ormai da anni. Secondo la volontà della famiglia, le salme dei fratelli Asbita torneranno a El Kelâa, dove riceveranno un funerale di rito islamico e saranno sepolti nel cimitero cittadino. Il consolato marocchino ha già avviato le pratiche e le salme partiranno non appena ricevuto il nulla osta dalle autorità italiane.
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