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VENEZIA - Non potrebbe immaginare altrove, se non nella città dov'è nato e che ama profondamente, questo nuovo capitolo tutto da scrivere. In Francesco Pavon il mondo dell'artigianato e del lavoro manuale scorrono nelle vene da quand'è ragazzino e, ora che ha raggiunto i 26 anni, è pronto a scommettere in una Venezia della quale apprezza specialmente un aspetto: in quanto isola, fa sì che ci si conosca un po' tutti, che s'instaurino buoni rapporti e che ci si dia una mano. E dove ha un sogno: creare una calle di artigiani, la maggior parte giovani.
IL NEGOZIO
Nato in fondamenta della Misericordia, il giovane inaugurerà sabato (ore 11) il suo primo laboratorio dedicato all'arte del restauro del legno. Non solo nell'ambito del mobile, ma pure di cornici, sculture e molto altro. Con sede in calle Zancani, al civico 2424 di Cannaregio, e ad una manciata di passi da campo Santa Fosca, la bottega è la conferma di come restare a Venezia, per lavorare e viverci, non sia un'utopia. «Poi è chiaro, se si guarda solo all'aspetto economico e ai costi elevati, la tentazione è quella di andarsene, mettendo in affitto la propria casa.
L'ESPERIENZA
Un paio d'anni all'interno della bottega di una restauratrice, poi - nel marzo 2021 - l'apertura della partita Iva per una maggiore autonomia e l'avvio della Pavon Restauri. «Grazie al passaparola sono riuscito ad avere una mia clientela. E a inizio 2022, dalla ditta Arte e restauro di Padova ho avuto in subappalto un lotto di mobili progettati dall'architetto Gio Ponti per palazzo Bo». Non ci sono precedenti, in famiglia, nel settore del restauro ligneo: la madre è medico mentre il padre, che non c'è più, era un architetto con la passione per l'arte manuale. «Finora ho svolto i miei lavori nel piccolo magazzino di casa, adibito a laboratorio. Ma far venire lì i clienti non era pratico». Da qui il bisogno di trovare uno spazio più strutturato, in affitto, in una calle dov'è già presente una giovane artigiana e che potrebbe divenire il simbolo di una rinascita affidata alle nuove generazioni. Per Francesco l'auspicio è proprio questo: che le botteghe vuote si riempiano di quell'essenza - fatta di abili mani - di cui Venezia dovrebbe tornare a nutrirsi. «Siamo ad una sorta di punto di non ritorno, in cui la pandemia ha segnato un prima e un dopo. Pur supportati dagli adulti, sta a noi giovani scommettere nella città, per evitare che affondi. Ripartire dall'artigianato? È possibile, se si resta al passo coi tempi».
Il Gazzettino