ROVIGO - Anche in Polesine sono in costante aumento i casi di cyberbullismo e per arginarne la diffusione è attiva la collaborazione tra l’Ufficio...
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DIALOGO
«Ragazzi, se ne siete vittime dovete parlarne con le persone che vi possono aiutare, a cominciare dai vostri insegnanti e i genitori», ha detto l’ispettore capo Bordin, spiegando che la scuola è stata individuata dal legislatore, con la legge del 2017 sul contrasto al cyberbullismo, come luogo di contatto con compiti e responsabilità. Se l’Ufficio scolastico regionale promuove, infatti, i bandi per i progetti che servono a realizzare azioni integrate di contrasto del cyberbullismo e per l’educazione alla legalità, ogni scuola oltre a fare rete tra istituti scolastici per elaborare questi progetti sull’uso consapevole di internet e sull’educazione ai diritti e doveri delle tecnologie informatiche, individua anche un referente di istituto che coordina queste iniziative.
SCUOLA IN PRIMA LINEA
E con il dirigente scolastico interviene informando tempestivamente i genitori dei minori eventualmente coinvolti negli atti di cyberbullismo che non si configurino come reato. In questi casi si adottano le necessarie misure di assistenza e di rieducazione. Ma quando non funzionano, arriva l’ammonimento da parte del questore, per i minori tra 14 e 17 anni. L’ispettore capo Luca Bordin ha spiegato che i casi di cyberbullismo sono in costante aumento, e nelle lezioni tenute ieri agli studenti li ha ammoniti a essere consapevoli di cosa è la Rete, e come si può utilizzare: «Siate vigili: con le moderne tecnologie la vostra vita si trova interamente online», dove si può essere “monitorati” per indagini di mercato, oppure finire al centro di truffe, sexting e rischiare l’adescamento.
I NUMERI
Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale adolescenza onlus e Skuola.net, tra i 14 e i 19 anni è abitudine di quasi 1 adolescente su 10 (e lo è per il 6% dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni) scattare selfie intimi e condividerli. «Quando si postano immagini, pensate a cosa potrebbe succedere in futuro. Le foto inviate agli altri - ha ricordato l’ispettore capo Bordin - possono essere condivise all’infinito. Ed è difficile fermare la circolazione di immagini su social e messaggistica istantanea, anche se c’è una denuncia». Nell’agorà dei social media, la generazione “immagini e foto” può trovarsi di fronte bulli che utilizzano whatsapp, facebook e youtube come mezzi di bullismo. «Il bullismo c’è sempre stato: poteva succedere a scuola, ma nasceva e finiva all’interno dei muri della classe». Oggi invece il cyberbullismo sta dilagando, ed «è diventato quasi “di moda” prendere di mira qualcuno: una forma di cyberbullismo - ha avvertito l’ispettore capo della Polizia postale e delle comunicazioni di Rovigo Bordin - è anche escludere qualcuno dalla chat di classe».
Gli appuntamenti come i due organizzati ieri alle medie Bonifacio servono così ad accrescere la comprensione da parte dei giovani delle varie forme di violenza, fisica e psicologica, a evitare la diffusione di pericolosi stereotipi e a ricordare che «la vita non è un videogioco». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino