TREVISO - «È tutto un malinteso, le accuse sono frutto di un equivoco». Si è difeso così davanti al giudice per le indagini preliminari che doveva...
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LA CHAT
Il 50enne, un professore di materie letterarie molto stimato, con una vita privata e familiare senza macchia, avrebbe iniziato a scambiare sms e messaggi in chat telefoniche con la ragazza durante lo scorso anno scolastico. All'inizio i due avrebbero parlato di scuola, poi i messaggi avrebbero riguardato la vita privata di entrambi. In estate tutto sarebbe degenerato in una bollente liaison telefonica condita dalle foto in biancheria intima o senza veli che la 16enne avrebbe inviato al suo insegnante. E così per un paio di settimane. Denunciato dalla famiglia della ragazza dopo che la madre, ad agosto, aveva scoperto lo scambio di effusioni dando una sbirciata allo smartphone della figlia, secondo la Procura l'uomo non solo avrebbe assecondato la sbandata della minorenne ma avrebbe alimentato le decine e decine di messaggi di segrete e piccanti conversazioni.
IL CELLULARE
Materiale che gli inquirenti avrebbero rinvenuto nel cellulare del professore, sequestrato la settimana scorsa nel corso di una perquisizione compiuta dagli agenti della Questura di Treviso nella sua abitazione. All'arrivo dei poliziotti il 50enne sarebbe rimasto impietrito. Poi la decisione, assunta subito dopo, di mettersi in aspettativa. «Sono amareggiato per il fatto che questa vicenda sia stata resa pubblica da chi era evidentemente tenuto alla riservatezza dei suoi doveri d'ufficio - ha detto ieri il legale della famiglia della ragazza Stefano Pietrobon - chi lo ha fatto si assume la responsabilità del disagio enorme con cui adesso la 16enne sta vivendo questi giorni, proprio mentre a fatica stava cercando di buttarsi alle spalle l'intera vicenda». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino