«Mi mandi la foto dell'assegno via WhatsApp?»: la Mercedes gli costa carissima

«Mi mandi la foto dell'assegno via WhatsApp?»: la Mercedes gli costa carissima
CHIOGGIA - «Mi mandi la foto dell'assegno via WhatsApp?». Non era sembrata tanto strana, al chioggiotto che l'aveva ricevuta, quella richiesta dal tizio che...

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CHIOGGIA - «Mi mandi la foto dell'assegno via WhatsApp?». Non era sembrata tanto strana, al chioggiotto che l'aveva ricevuta, quella richiesta dal tizio che stava per vendergli una Mercedes. «Per dimostrare la serietà delle tue intenzioni» gli aveva detto «altrimenti potrei avere altri acquirenti». E così, per non farsi sfuggire l'occasione allettante, il chioggiotto ha mandato la foto dell'assegno. E, come è facile immaginare, ci ha rimesso i soldi e non ha mai visto l'auto che voleva comprare.  Aveva visto l'offerta della macchina su un sito di annunci on line e gli era parsa interessante, tanto da prendere contatto con l'inserzionista ferrarese. Ma proprio perché l'offerta era interessante, in attesa di recarsi a Ferrara a recuperare la macchina, aveva ritenuto plausibile che gli fosse richiesta una prova di buona fede, ovvero la foto dell'assegno circolare con cui avrebbe pagato la Mercedes. Del resto, che rischio c'era?  Non mandava mica denaro, solo la foto di un assegno circolare. A questo punto i casi sono due: o il chioggiotto è un fotografo d'eccellenza o il (presunto) venditore è un mago del Photoshop. Dalla foto, infatti, quest'ultimo ha ottenuto una stampa dell'assegno che ha versato, facendolo passare per autentico, sul conto intestato a se stesso (S.T, trentenne originario di Napoli, ma residente a Ferrara, non nuovo a questi episodi) e alla suocera (R.A., 56 anni, originaria della provincia di Salerno e anche lei residente a Ferrara) in una filiale Bper di Bologna. I due hanno, poi, utilizzato l'importo dell'assegno, facendo vari prelievi nelle filiali Bper ferraresi. Il chioggiotto ha scoperto solo il giorno dopo che l'assegno era già stato incassato, senza neppure partire da casa sua, e che, ovviamente, la macchina in vendita era inesistente. La denuncia presentata dall'incauto acquirente, ha portato all'individuazione, tramite i controlli bancari, dei due truffatori, che sono stati arrestati dai carabinieri di Ferrara e che dovranno ora rispondere di truffa in concorso, come hanno spiegato gli inquirenti. 

D.Deg.
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Il Gazzettino