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Una galassia polarizzata attorno a due città. Negli equilibri interni di Forza Nuova, la propagazione veneta pesa soprattutto a Padova e a Verona: padovano è il segretario regionale Luca Leardini, veronese è il leader nordista Luca Castellini. Lungo questa direttrice si è consolidato l'asse della ribellione contro il Green pass, quantificata in un'ottantina di attivisti che domenica hanno partecipato alla manifestazione di Roma, proiezione di una massa che elettoralmente vale fra cinquemila e novemila consensi.
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Forza Nuova in Veneto
Questi sono i voti raccolti da Forza Nuova alle elezioni in cui è riuscita a presentarsi. Non sempre il movimento ce l'ha fatta: per esempio alle Regionali 2015 la Corte d'Appello di Venezia aveva annullato oltre 800 sottoscrizioni alla candidatura dell'aspirante governatore Sebastiano Sartori, una vicenda per cui l'attuale consigliere regionale Daniele Polato di Fdi è stato condannato in primo e in secondo grado (pende ora ricorso in Cassazione) a un anno con la sospensione condizionale della pena, per l'accusa di aver autenticato firme che si erano poi rivelate false. Ma nel 2010 la lista era arrivata alle urne, riscuotendo 9.151 preferenze (lo 0,36% del totale) per il candidato presidente Paolo Caratossidis, così come nel 2019 aveva partecipato alle Europee, raccogliendo in Veneto 5.352 consensi (pari allo 0,22%). Indubbiamente una crescita, per quanto contrastata dalla concorrenza di area esercitata da competitor come CasaPound, rispetto ai numeri di vent'anni fa: all'inizio del 2001 il gruppo poteva contare su appena 2.500 iscritti e 40 sezioni sparse in tutta Italia.
Con il tempo la rilevanza del Nordest è aumentata, grazie anche all'ascesa di Castellini, pluridaspato e indagato, dunque indiscusso capo che dalla curva dell'Hellas Verona (da cui è stato espulso fino al 2030 per i buu contro Mario Balotelli) è arrivato ai vertici di Forza Nuova, al punto da firmare il manifesto di autoassoluzione per gli scontri di sabato pomeriggio: «Mesi di piazze pacifiche non hanno fermato l'attuazione accelerata del Great Reset, ora la musica è cambiata e il direttore d'orchestra e compositore è solo il popolo in lotta - costretto a difendersi dalla ferocia unanime di chi dovrebbe rappresentarlo, l'attacco alla Cgil rientra perfettamente in questo quadro analitico - che ha deciso di alzare il livello dello scontro».
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I sovranisti
Dopo 24 anni di militanza, il movimento in Veneto rivendica con Castellini una posizione più a destra dei sovranisti: «La Lega è infine un carrozzone senza capo né coda; peccato per qualche singolo che ancora predilige il lato oscuro del potere al proprio Ideale. Fratelli d'Italia è pronta a prenderne il testimone e rivendere il consenso al sistema». Nel mirino è così finito anche il governatore leghista Zaia, ribattezzato dai forzanovisti padovani «Luca Tampone Prosecco» e accusato di essere «il prototipo del perfetto maggiordomo alle dipendenze di Big Pharma». Contro insinuazioni come questa, il presidente della Regione ha già annunciato querele. Ma ferma è ora anche la reazione del capogruppo regionale dem Giacomo Possamai: «Già ad agosto la Procura di Padova aveva aperto un'inchiesta sulle infiltrazioni della destra radicale nelle manifestazioni di No Vax e No Pass; adesso non ci sono più dubbi ed è bene alzare la guardia a ogni livello, anche in vista di venerdì prossimo quando il Green Pass diventerà uno strumento indispensabile per l'accesso al lavoro».
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Il Gazzettino