Fondazione Mazzotti, falle nel curriculum. Presidente nel mirino, Conte: «Ora indago»

Claudio Bertorelli
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TREVISO - Non bastasse il polverone sollevato dai giudizi sprezzanti verso il dossier Unesco sulle colline del Prosecco Patrimonio dell’Umanità - risalenti al 2018, ai tempi della bocciatura del pacchetto Veneto poi promosso al secondo passaggio - e che hanno infastidito non poco gli ambienti leghisti, sul neo presidente della Fondazione Mazzotti, Claudio Bertorelli, si abbatte un secondo macigno: nonostante nel suo curriculum si definisca “paesaggista urbano”, e dica di aver frequentato la facoltà d’ingegneria all’Università di Trieste, non ha mai conseguito alcuna laurea. Nelle 14 pagine del suo curriculum, in effetti, non si trova mai alcun riferimento alla laurea, al punteggio conseguito o la tesi discussa. Tutti elementi che, in genere, vengono messi in evidenza. Bertorelli invece si limita a dire: «Paesaggista urbano, affronta da anni un percorso di ricerca operativa finalizzata alla costituzione di nuovi modelli nel campo dell’analisi urbana e della progettazione architettonica alle varie scale. Dagli studi classici alla Facoltà di Ingegneria di Trieste, dove ha svolto attività didattica e fondato LAST – laboratorio di produzione dei master post-lauream». Ci sono invece pagine sul lavoro fatto sul campo, sulle pubblicazioni effettuate, sui progetti cui ha preso parte. Altro dettaglio, a questo punto scontato: non risulta iscritto all’ordine professionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Treviso. Il caso “titoli” ha quindi scatenato un altro putiferio, oltre che messo in oggettivo imbarazzo anche il sindaco Mario Conte che ha materialmente fatto le scelte per il nuovo consiglio d’amministrazione di una Fondazione salvata quando ormai era data per morta. 


LA REAZIONE
«Vista la situazione farò tutte le verifiche sui titoli - annuncia il primo cittadino - io ho basato la scelta sul curriculum. Se ha messo cose che non rispondono alla realtà mi dovrà dare una spiegazione. E poi valuteremo cosa fare». Il sindaco è deciso a non lasciare correre, si sente preso in giro. È vero che per guidare la Fondazione, incarico che non prevede compensi o rimborsi, non serve un titolo specifico come una laurea. Ma essendo una Fondazione culturale che si occupa di temi legati al paesaggio e alla sua valorizzazione, e adesso anche di promozione turistica, una preparazione accademica aiuta. E viene data per scontata. Per entrare nel cda della Fondazione non sono arrivati tanti curriculum: una decina per selezionare sei posti. Qualcuno comunque è rimasto fuori. Bertorelli dice di rappresentare una nuova figura professionale “ibrida”, slegata dai vecchi schemi e porta i risultati del suo lavoro. Ma questo potrebbe non bastare a salvarlo. Già ieri è girata insistentemente la voce di possibili, imminenti, dimissioni visto il clamore sollevato. Domani ci dovrebbe essere un incontro col sindaco da cui arriveranno delle novità.
STUPORE

Il sindaco intanto cerca di spiegare e tenere calmo un ambiente già in ebollizione per i post contro il dossier Unesco: «Risalgono al 2018 e non sapevo della loro esistenza - dice - ho solo letto il curriculum, non posso certo anche passare in rassegna i social di ogni singolo candidato e leggere quanto scritto negli ultimi anni. Ho chiesto di lui e ho ricevuto solo giudizi positivi. L’ho conosciuto in occasione del progetto “Open Dream” (la riqualificazione dell’ex Pagnossin ndr), poi l’ho rivisto quando ha presentato la sua domanda». C’è anche chi punta il dito contro l’assessore alla Cultura Lavinia Colonna Preti, indicata come chi ha materialmente portato Bertorelli a Ca’ Sugana: «Assolutamente no - precisa Conte - anche lei l’ha visto una prima volta con me a Open Dream. Ma ripeto, adesso faremo tutte le verifiche e se ha messo nel curriculum titoli che non ha, o ci ha nascosto qualcosa, faremo tutte le dovute riflessioni». 
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Il Gazzettino