«L'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (Izsve) ha fornito agli apicoltori fogli di cera d'ape, pagati con fondi pubblici, contaminati da fitofarmaci,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LA DENUNCIAA sollevare il caso è stata la trevigiana Apimarca, una delle associazioni coinvolte nel progetto, che - trattando mieli biologici e quindi con la necessità di tracciare sostanze e materiali - dopo aver chiesto all'Izsve di fornire le analisi sui fogli ricevuti, non ricevendo risposte, ha fatto fare le analisi per conto proprio. Il responso del Crea di Bologna (Consiglio per la ricerca in apicoltura) è che sui fogli di cera analizzati c'erano 12 residui di fitofarmaci o antiparassitari, tra cui un acaricida, la Propargite, vietato in Europa dal 2011, oltre a tre sostanze estranee alla cera d'api, inclusa la paraffina, una miscela di idrocarburi ricavata dal petrolio. «Alla fine - dice Zanoni - Apimarca ha deciso di recedere dell'accordo, rimandando indietro i fogli all'Izsve. E incredibilmente l'Izsve li ha redistribuiti alle altre associazioni». Secondo l'esponente dem il fatto è gravissimo: «Un progetto pagato dalla Regione ha portato negli alveari proprio le sostanze che voleva evitare». Di qui l'interrogazione alla giunta con cui Zanoni chiede «come mai l'Izsve non ha restituito al fornitore i fogli contaminati, con tanto di richiesta di risarcimento, e cosa intenda fare la Regione per la tutela degli apicoltori coinvolti nel progetto, nonché per la salute pubblica, visti i risultati delle analisi sui due lotti incriminati».
LA REPLICAFranco Mutinelli, direttore del centro di referenza nazionale per l'apicoltura dell'Izsve, spiega che il progetto finanziato dalla Regione prevede vari interventi e che la principale finalità è indurre gli apicoltori a cambiare i fogli cerei con regolarità. Questo perché il grasso della cera tende a favorire l'accumulo di sostanze come ad esempio gli antiparassitari. Quanto ai fogli di cera, il problema - ha detto Mutinelli - è che non c'è una legge che metta dei limiti, mentre solo la cera africana, come è stato accertato dagli esami eseguiti dall'Izsve, risulta pura. E le lamentele d ApiMarca? «Il progetto era rivolto all'apicoltura convenzionale, non la biologica».
Concetti ribaditi anche dall'assessore all'Agricoltura, Giuseppe Pan: «La distribuzione agli apicoltori di fogli cerei è un test per valutare i diversi prodotti in commercio e misurare l'impatto di tali materiali sugli alveari, la vita e la produttività delle api. Il monitoraggio, condotto con la collaborazione degli apicoltori, è oggetto di studio da parte dell'Istituto sperimentale Zooprofilattico delle Venezie, che al termine della sperimentazione potrà pronunciarsi sui migliori materiali disponibili per l'apicoltura». E i fogli contaminati? Pan: «Non essendo la cera un prodotto alimentare non sono previsti valori minimi di legge per le sostanze estranee». (al.va.) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino