Il papà dell'operaio morto in fabbrica: «I progetti di mio figlio ora sono sogni»

Marco Celant con il cappello da alpino
FIUME VENETO - «Marco è stato un bravo figlio e un ottimo papà. Aveva ancora tanti progetti da realizzare che, adesso che non c’è più,...

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FIUME VENETO - «Marco è stato un bravo figlio e un ottimo papà. Aveva ancora tanti progetti da realizzare che, adesso che non c’è più, resteranno dei sogni». Silvano Celant, il papà dell’operaio di 38 anni morto martedì mattina alla Anoxidall di San Vito, nel ribaltamento del muletto che stava conducendo, trova un filo di voce per ricordare il figlio. Non si può descrivere il dolore di un padre che ha perso il proprio figlio in circostanze che sono ancora tutte da chiarire. Un papà che lo ha visto uscire da casa la mattina per andare a lavorare e che non lo ha più visto rientrare. 


LA COMUNITÀ
Fiume Veneto e Pescincanna, frazione dove Marco viveva con la moglie Giada Fabiabi e i figli di 2 e 4 anni, sono in lutto. Gli amici stanno pensando a una raccolta fondi per i bimbi, ma anche a un’iniziativa legata al suo nome. Difficile, se non impossibile, accettare la scomparsa di una persona che per la sua comunità ha sempre dato il massimo. «Sempre in prima linea - lo ricorda la Proloco di Pescincanna, di cui il padre è presidente e Marco, da sempre, uno dei soci più attivi - pronto a donare tempo, idee, lavoro e tanto affetto per la tua adorata Pescincanna. Noi ti salutiamo guardando il tuo sorriso e ricordando tutte le volte che siamo stati fianco a fianco». 


GLI AMICI
Tanti i messaggi di cordoglio che sono arrivati alla famiglia di Celant. Tra questi quello del compare di nozze, Mauro Zoccoletto, che sul proprio profilo Facebook ha lasciato un messaggio commovente: «Voglio ricordarti così, un “pazzo” squinternato ma con tanta testa sulle spalle, buono come il pane, il classico amico che se c’è bisogno c’è. Un gran festaiolo sempre con il sorriso sulle labbra, un papà d’oro e un marito speciale, che con tanta determinazione e tanto amore si è portato a casa la ragazza (Giada, ndr) che tanto gli faceva girare la testa. Un secondo fratello, tanto che ogni volta ce la ridevamo quando qualcuno ci chiedeva se eravamo realmente fratelli. Quanti ricordi e quante avventure: dai tornei estivi a Faedis, che diventavano eterne storie da raccontare ancora oggi, ai giri in montagna con le tue immancabili “scorciatoie”; le notti in tenda a Marzinis, le tue gran suonate di chitarra, le epiche storie che ci raccontavi di quando eri sotto naja. Mi ricordo, come fosse oggi, il giorno in cui mi hai chiesto di farti da compare di nozze. Ancora adesso mi brillano gli occhi al solo pensiero. Grazie per avermi dato questo onore, ne sarò sempre orgoglioso. Potrei andare avanti per ore a scrivere, ma tanti ricordi voglio custodirli gelosamente nel cuore. Grazie Marco, grazie per esser stato nella mia vita e io nella tua. Non ti dimenticherò mai, il tuo ricordo sarà sempre vivo in me. Un giorno ci rincontreremo e sarà ancora una gran festa. Buon viaggio Marco o come preferivi tu Rambo».


LE INDAGINI


Intanto la Procura di Pordenone ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Il mezzo su cui operava martedì mattina e l’area circostante sono stati posti sotto sequestro. Il 38enne, com’è emerso dalle indagini, era in possesso del patentino per la guida del muletto. «A oggi - spiega sconsolato papà Silvano, mentre accoglie le tante persone che raggiungono via Battini per stringersi attorno al dolore della famiglia - non sappiamo ancora nulla. Tutto è in mano alla Procura che, da quanto mi è stato riferito, ha disposto l’autopsia sul corpo di mio figlio. Quando avremo il nullaosta per la sepoltura, insieme a padre Tarcisio decideremo se celebrare il funerale in chiesa o al campo sportivo di Pescincanna». Saranno tante le persone che vorranno dare l’ultimo saluto a Marco. Ad un uomo tuttofare che si è sempre diviso tra volontariato, lavoro e famiglia e che, con la sua improvvisa scomparsa, ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità. 

 

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Il Gazzettino