CASTELLO DI GODEGO (TREVISO) - Una menzogna lunga due anni, trascorsi a fare finta di essere quello che non era, facendosi chiamare “dottore” e raccontando della...
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LA FARSA
L’imbroglio, portato avanti tra il 2013 e il 2015, gli aveva consentito anche di effettuare consulenze oltre che di prescrivere farmaci e visitare pazienti. Per gli inquirenti almeno 5 le persone che sarebbero state seguite regolarmente da Rossi, uno apparentemente bravo e competente, elegante e dai bei modi, che alla sera, dopo aver “gabbato” gente in cerca di cure ai propri malanni, tornava nella sua elegante casa di piazza San Marco. E il giorno dopo ricominciava la farsa. Ora il processo dovrà chiarire quanti siano davvero finiti nella rete dell’inganno tesa dal 37enne, che in alcuni occasioni, si legge negli atti di indagine, avrebbe anche chiamato telefonicamente alcune farmacie di Castelfranco per prescrizioni mediche in favore di suoi assistititi. Forse, ma questo lo si appurerà a dibattimento, utilizzando persino falsi credenziali di veri “dottori della mutua”. Ma la commedia prima o poi era destinata a finire.
CASTELLO DI CARTE
L’ultima disinvolta acrobazia fra una frottola e l’altra Massimo Rossi l’ha compiuta nell’assistere una anziana di Castello di Godego, parente della sua compagna. La donna era gravemente malata e lui era il suo medico di fiducia. La visitava regolarmente e le prescriveva anche dei farmaci, che però non è stato ancora appurato in maniera inequivocabile se siano stati assunti o meno. La situazione clinica della signora però a un certo punto si aggrava fino a portarla al decesso che avviene in casa della donna proprio alla presenza del 37enne. Quando viene chiamato il 118 agli operatori del pronto intervento Rossi avrebbe detto: «Certo, sono un medico, ma non posso firmare il certificato di morte». Accampando delle motivazioni che però non hanno convinto il personale sanitario, né tanto meno i carabinieri, che erano stati chiamati sul posto. Ed è così che sono partiti i controlli. Ci vuole poco a quel punto per svelare che Massimo Rossi non risulta affatto essere un medico chirurgo laureato in medicina. Viene quindi fatta la segnalazione all’autorità giudiziaria e partono le indagini. Un pezzo alla volta vengono alla luce i dettagli della sceneggiata e gli investigatori riescono anche a risalire ad alcune persone che confermano come, per una ragione o per l’altra, avessero riposto fiducia nel chimico che “giocava” a fare il dottore. La prova schiacciante che lo manda a processo.
Denis Barea Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino