Ivan, il ristoratore italiano più famoso di Nottingham: «Se vince l'Italia, ho paura delle reazioni»

Ivan Rocca ristoratore originario di Maserà
PADOVA - «Sarebbe bello fosse una grande festa. Ma già durante la semifinale abbiamo trovato a sorpresa le camionette della polizia fuori dal locale fino all'una...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PADOVA - «Sarebbe bello fosse una grande festa. Ma già durante la semifinale abbiamo trovato a sorpresa le camionette della polizia fuori dal locale fino all'una di notte. Il ristorante è italiano e molto conosciuto e temevano ripercussioni negative e atti di vandalismo, perché purtroppo l'inglese medio usa il pretesto della partita per ubriacarsi più del tollerabile». È Ivan Rocca di Maserà a raccontarlo. Trentotto anni, di cui sette all'interno del Piccolino Restaurant, il locale italiano più conosciuto di Nottingham nel Regno Unito, ora nel ruolo di supervisor manager.


«Qui non è consuetudine trasmettere partite alla maniera dei pub inglesi, ma per la finale di Euro 2020 tra Italia e Inghilterra si farà un'eccezione. Accenderemo lo schermo nel bar, sia perché si tratta un momento suggestivo per i clienti anglosassoni, sia perché tutti i camerieri, i baristi e parte dei cuochi sono italiani, un team di circa 25 persone che vorrà restare aggiornato sul risultato». Una competizione che inizia fin dai fornelli della cucina, dove è schierato anche qualche chef inglese. «Con loro il clima è di supporto, alla Vinca il migliore, tra correttezza e sportività. Fino a qualche anno fa avrei detto che, comunque sarebbe andata, avremmo anche festeggiato in piazza, offrendo pastasciutta a tutti, italiani e inglesi. Ma negli ultimi tempi il Paese è cambiato: gli abitanti sono tesi, imprevedibili». Se nell'immaginario italiano Nottingham è la città alle porte della foresta di Sherwood, scenario delle avventure di Robin Hood, nei racconti di Ivan Rocca, appassionato scrittore fantasy con alcuni romanzi all'attivo, è una delle città culturalmente più British, dove si mescolano caratteristiche latine e frange vichinghe e scozzesi. «Per me che ho vissuto in quattro città del Regno Unito è la migliore, dove ho deciso di stabilirmi con la famiglia racconta Ivan. È la più ricca dal punto di vista culturale, ma anche tipicamente inglese. Nulla ha a che fare con la cosmopolita Londra: qui ci sono i veri britannici ed il nostro ristorante è tra i punti di ritrovo favoriti, trovandosi vicino alle piazze principali».


Nonostante i 200 km dal Wembley Stadium, la pressione per il match in casa inizia a sentirsi. «Dopo la vittoria con la Danimarca, i festeggiamenti erano tali da far pensare l'Inghilterra avesse vinto l'Europeo, con comportamenti esagerati e fuori controllo, da hooligans». E voi per chi avete tifato? «England, of course! Mentre il resto dell'anno sono un fanatico del Chelsea. Ma quando giocano gli azzurri è un'altra storia. Nello scontro con la Spagna, i clienti ci offrivano il prosecco: una festa per tutti». Pronostici su domani? «Difficile farne. Sia in termini di risultato che di reazioni». La Brexit prima, con il rientro nei paesi di provenienza di tanti lavoratori stranieri e la chiusura di molti locali, il lockdown poi, che ha fatto sparire gli ultimi rimasti. «Gli inglesi doc sembrano smarriti e aumentano il consumo di alcolici e i gesti di rabbia. Ogni occasione è un pretesto per bere: le partite lo sono sia in caso di vittoria che di sconfitta. Per questo noi abbiamo già prenotato i taxi per domani sera, per rientrare a casa tranquilli dal lavoro». Quindi The cup is coming home, come cantano gli inglesi? «Eh no, it's coming Rome!». 
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino