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MESTRE - Vitalie Caragia guarda gli operai della sua impresa. «Vengo dalla Russia e questi interventi sono parte del mio lavoro. Ma mettere su del filo spinato per proteggere una casa da drogati e spacciatori mi dà solo tristezza. C’è qualcosa, e non solo qualcosa, che non va, che abbiamo sbagliato in questa società. Cosa scriverete sul giornale? Che facciamo dei “gulag”?». Un mezzo sorriso, ma l’immagine è quella.
BARRICATI
Ancora filo spinato, ancora dei residenti del centro di Mestre costretti a difendersi dai tossicodipendenti che, in questo caso, entravano nel garage sotterraneo per bucarsi o per cedere le dosi, con gli abitanti che non mettevano più piede nell’interrato sommerso dalla sporcizia accumulata dai bivacchi continui. Giorno e notte, notte e giorno. Siamo in via Gozzi, una strada tra via Cappuccina e corso del Popolo che è diventata una delle ramificazioni del mercato dello spaccio e del consumo di droga che, dalla stazione ferroviaria, si è esteso ben oltre la zona di via Piave, tristemente conosciuta. A decidere di alzare l’intera recinzione con tondini di ferro che reggono metri e metri di filo spinato è stata l’assemblea dei condomini di una palazzina nemmeno affacciata sulla strada, dalla quale si accede attraverso un cancello che porta anche i garage sotterranei. «Un posto nascosto e protetto, e quindi l’ideale sia per non farsi vedere che per proteggersi dalle intemperie - racconta un residente -.
«ERA IMPOSSIBILE PULIRE»
«Prima di arrivare a questa soluzione cercavamo anche di mantenere pulito - riprendono gli abitanti -, ma vi lasciamo immaginare che bella attività, ovviamente fatta dai residenti perché nessuna ditta di pulizie era più disposta a venire a pulire siringhe e feci... Ma dopo pochi giorni la situazione tornava punto e a capo. Ora, con la recizione alzata fino a due metri di altezza e con i “giri” di filo spinato, finalmente si sono allontanati». Del resto, proprio Vitalie Caragia ne sa qualcosa. Era stato lui, ancora nel 2012, a montare il primo filo spinato comparso nel rione Piave di Mestre sempre per bloccare l’accesso ai tossicodipendenti: «In via Ariosto, più vicino alla stazione. Lì dovevamo proteggere dei garage al piano terra dove si bucavano a tutte le ore». Anno dopo anno, a macchia d’olio, il problema si è esteso a tutta la zona e, quest’anno, a buona parte del centro di Mestre dove altre palazzine hanno montato cancelli e alzato recinzioni. Case e non solo, visto che proprio una settimana fa anche uno dei parcheggi di fronte alla stazione ferroviaria ha finito l’installazione di una maxi-cancellata per bloccare i raid sulle auto in sosta. Del resto, anche se barricati, sembra questo l’unico modo per sopravvivere in una città dove non si riesce più ad estirpare il traffico e il consumo di droga.
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Il Gazzettino