La figlia rifiutò la chemioterapia e morì: genitori indagati per omicidio

La figlia rifiutò la chemioterapia e morì: genitori indagati per omicidio
PADOVA - La Procura di Padova ha indagato per omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento i genitori di Eleonora Bottaro, la giovane di 18 anni di Bagnoli (Padova)...

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PADOVA - La Procura di Padova ha indagato per omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento i genitori di Eleonora Bottaro, la giovane di 18 anni di Bagnoli (Padova) deceduta lo scorso agosto dopo aver rifiutato le cure chemioterapiche.


In un comunicato stampa diffuso dalla Procura, a firma del procuratore capo Matteo Stuccilli, si legge che i genitori  - Lino Bottaro e Rita Beini - «violando l'obbligo di tutela insito nella potestà genitoriale, da un lato si opponevano alla terapia chemioterapica, osteggiata fin dal primo intervento medico, dall'altro ingeneravano nella figlia Eleonora una falsa rappresentazione della realtà sia in ordine alla gravità e mortalità della patologia da cui era affetta (leucemia linfoblastica acuta) sia con riferimento alla idoneità e adeguatezza curativa soltanto dei rimedi da essi proposti, privi di qualsiasi validità scientifica. In tal modo inducevano in Eleonora il falso convincimento che la terapia chemioterapica fosse non solo necessaria ma addirittura nociva e interferivano in ogni scelta medica». 

Non basta, secondo la Procura i genitori avrebbero posto in essere 
«accorgimenti per svuotare e frustrare i provvedimenti adottati dal Tribunale dei Minori di Venezia e per impedire ogni possibile interferenza di terzi nella falsa rappresentazione da loro indotta nella giovane».

L'INDAGINE DELLA PROCURA: SENTITI MEDICI, AMICI E PROFESSORI
​È stata acquisita tutta la documentazione relativa ai ricoveri della ragazza, sono stati ascoltati gli amici scout di Eleonora, i professori della scuola che frequentava e alcuni amici della famiglia, inoltre sono stati sentiti tutti i medici che, anche all'estero e a diverso titolo, hanno avuto contatti con la giovane, tra questi anche il medico di base che aveva ordinato alla ragazza il primo ricovero. L'attività di indagine è stata estesa - attraverso una rogatoria internazionale - anche a due strutture svizzere e ai medici dell'ospedale di Bellinzona.

 

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Il Gazzettino