Verona. Il sindaco Tommasi apre ai figli delle coppie omogenitoriali e arriva il duro attacco da Pro Vita & Famiglia: «Capricci ideologici»

VERONA - Arrivano duri attacchi da parte del portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus Jacopo Coghe verso il sindaco di Verona Damiano Tommasi,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VERONA - Arrivano duri attacchi da parte del portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus Jacopo Coghe verso il sindaco di Verona Damiano Tommasi, "reo" di aver dato la disponibilità a trascrivere i figli di coppie dello stesso sesso. «Il sindaco, in questo modo, apre la strada all'utero in affitto - scrive Coghe in un comunicato - ovvero alla mercificazione del corpo delle donne, trattate come schiave, e dei bambini, considerati come prodotti da acquistare come in un supermercato. Le trascrizioni - aggiunge - sono un ricatto politico, sono un condono sulla pelle dei bambini».

Il portavoce specifica poi una distinzione sul tema dei diritti: «Il sindaco vorrebbe dare priorità ai capricci ideologici, a discapito dei veri diritti, quelli dei bambini. Accettare di trascrivere gli atti di nascita per figlì di coppie gay serve solo a dare a un adulto il riconoscimento dello status di genitore, dunque non per dare un diritto ai minori ma per certificare un privilegio che gli adulti hanno avuto, letteralmente a tutti i costi, con l'utero in affitto. Inoltre, altrettanto grave - rilancia Coghe - al Comune di Verona, c'è stato il recente ingresso di Famiglie Arcobaleno nella Consulta Comunale delle Famiglie».

Si tratta, spiega ancora Coghe, di un'associazione «che nel suo Statuto si impegna a 'promuovere la diffusione di buone pratiche in merito ai percorsi di PMA e GPA. Come fa una realtà che promuove l'utero in affitto ad essere in linea con la normativa che, invece, ne condanna anche la promozione con la Legge 40? Come fa ad essere inserita in una Consulta che dovrebbe tutelare proprio le famiglie, le mamme, i papà e i bambini, ma poi - conclude - promuove una pratica che svilisce e sfrutta il corpo delle donne e usa i bambini come merce?».

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino