PORDENONE - Aumento del gas del 26% in un giorno, a seguito della guerra in Ucraina. Una crescita aggiuntasi a costi energetici che erano arrivati già al 297% per il caro...
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PORDENONE - Aumento del gas del 26% in un giorno, a seguito della guerra in Ucraina. Una crescita aggiuntasi a costi energetici che erano arrivati già al 297% per il caro energia incalzante. La conseguenza in Friuli Venezia Giulia è di quelle che non si sarebbero immaginate: le Ferriere Nord del Gruppo Pittini di Osoppo hanno deciso il blocco immediato degli impianti a caldo, comunicandolo eri mattina alle rappresentanze sindacali aziendali. Un provvedimento che vale per tutte le sedi italiane: Osoppo, Verona e Potenza.
In Friuli la decisione investe subito 400 lavoratori. Il provvedimento, reso noto dalle segreterie provinciali e regionali Fim, Fiom e Uilm, è stato confermato nei suoi motivi e nell'impatto da fonti vicine all'azienda, la quale per ora ha deciso di non intervenire, rimandando eventuali analisi ai primi giorni della prossima settimana, a scenari più chiari. Per un'industria energivora come la siderurgia, dunque, il combinato tra invasione dell'Ucraina e pregressa tensione dei prezzi dell'energia ha fatto virare per una decisione che i sindacati hanno definito «tanto improvvisa quanto destabilizzante». Ora, dettagliano i sindacati, «Ferriere Nord ha iniziato l'iter che porterà al blocco impianti con lo spegnimento de forni e la conseguente gestione dei lavoratori tramite permessi aziendali».
Tra le possibilità, l'attivazione della cassa integrazione ordinaria, quella cioè che scatta quando l'interruzione del lavoro è dovuta a cause esogene all'azienda. Secondo stime sindacali, oltre ai 400 lavoratori immediatamente coinvolti, potrebbero essere interessati altri 150 addetti nei prossimi giorni. Il fermo produzione e le conseguenze sull'occupazione sono stati subito riportati alle segreterie nazionali dai dirigenti sindacali provinciali e regionali David Bassi della Fiom, Fabiano Venuti della Cisl e Giorgio Spelat della Uilm, «per condividere un tavolo a livello di Gruppo e definire il percorso a tutela delle maestranze e del prosieguo aziendale». È una crisi che «potrebbe estendersi a macchia d'olio in altre realtà», hanno affermato i segretari territoriali Giareghi, Colautti e Oddo, rispettivamente della Cgil, Cisl e Uil. Ma è già tutto il mondo dell'economia friulana a essere in allarme, toccando con mano le conseguenze dell'invasione dell'Ucraina. «In Friuli Venezia Giulia ripercussioni su meccanica e agricoltura», ha avvertito infatti ieri il presidente regionale di Cna, Maurizio Meletti, e il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti, ha evidenziato la «drammaticità di una situazione» che «sta generando paura e sofferenza in tutti i cittadini, oltreché ripercussioni sull'economia. L'export del Fvg verso l'Ucraina nel 2020 valeva 53 milioni, secondo i dati elaborati dall'Ufficio Studi di Confartigianato Imprese di Udine su fonte Camera di Commercio di Udine e Pordenone e l'import oltre 395 milioni. In Friuli Venezia Giulia i legami più stretti li detiene Pordenone, con un export da quasi 28 milioni, seguito da Udine (18 milioni), Trieste e Gorizia. «Ricordiamoci che dietro a questi numeri c'è un tessuto produttivo composto da piccole e medie imprese ha precisato Tilatti -, per le quali questi importi possono fare la differenza tra la vita e l'impasse». Il Friuli Venezia Giulia esporta in Ucraina soprattutto mobili (al primo posto), macchine per impieghi speciali, motori e trasformatori elettrici, pesce, articoli di materie plastiche. Importa prodotti della siderurgia, prodotti di colture agricole, fertilizzanti, legno tagliato e piallato. L'auspicio è per un «rapido ritorno alla diplomazia», ha concluso Meletti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino