A dieci anni dalla sua comparsa in Veneto, la febbre West Nile torna a fare paura. Nel giro di un paio di settimane è stata rilevata la prima positività al virus...
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prima infezione, riguardante un 59enne di Polesella: da sabato scorso l'uomo è ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Rovigo, dove il quadro clinico è stazionario. «Conosciamo bene questa realtà dice Luca Coletto, assessore regionale alla Sanità e anche quest'anno dal primo giugno abbiamo attivato un capillare sistema di sorveglianza, abbinato ad azioni di contrasto il più incisive possibile. Il contagio umano nella forma neuro-invasiva non è fortunatamente frequente. Ma il sistema sanitario, già allertato, è in grado di riconoscere prontamente la malattia ed erogare cure efficaci, quando un paziente si presenta con determinati sintomi di interessamento neurologico».
I SINTOMIIl debutto della West Nile risale al settembre del 2008, quando era stata notificata una positività sierologica per il virus in venti campioni prelevati nei cavalli di un allevamento proprio in provincia di Rovigo. La maggior parte delle volte l'infezione decorre senza rendersi visibile. «Nel 20% dei casi spiegano però dalla Regione possono verificarsi sintomi di lieve natura come febbricola, mal di testa, nausea, vomito, eruzioni cutanee»: questa è la febbre West Nile. «In una piccola percentuale di casi, in particolare nelle persone anziane e debilitate aggiungono gli esperti si possono presentare febbre alta, debolezza muscolare e complicanze neurologiche come encefalite»: questa è la malattia neuro-invasiva.
INSETTI E PRECAUZIONISiccome l'infezione non si trasmette per contagio diretto da uomo a uomo, ma attraverso la puntura di zanzara infetta (oltre che tramite le donazioni di sangue e organi di persone già colpite), sotto accusa finiscono appunto i fastidiosi insetti. Tanto più perché, nella variante Aedes albopictus (cioè la zanzara tigre), possono essere trasmesse pure le malattie determinate da virus Dengue, Chikungunya e Zika. Per questo è ripresa l'attuazione del piano di lotta, attraverso interventi di disinfestazione dei focolai sia larvali che adulticidi da parte dei Comuni, mentre le Ulss hanno il compito di valutare l'efficacia dei trattamenti. La direzione Prevenzione della Regione raccomanda inoltre ai cittadini di non abbandonare oggetti e contenitori come bidoni e barattoli dove possa raccogliersi l'acqua piovana, di svuotare quotidianamente questi recipienti e di coprire ermeticamente le cisterne inamovibili. Altre precauzioni consistono nell'utilizzare zanzariere e dispositivi elettrici di liquidi o piastrine, nell'indossare indumenti chiari e coprenti e nel cospargersi la pelle di repellenti.
Angela Pederiva Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino