OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
VENEZIA - Un lettore di Venezia affida il suo disagio al Gazzettino: «Dopo un delicato intervento chirurgico al pancreas, da anni sono obbligato ad assumere il Creon, cioè enzimi pancreatici classificati come “salvavita”. Ma dalla laguna al Cadore, non riesco più a trovare una farmacia che lo abbia. Ora un amico ci prova all’estero, però sono molto preoccupato». Un paziente di Treviso segnala al nostro giornale una criticità analoga: «Da quando sono stato sottoposto a un trapianto d’organo, ho la necessità di prendere l’anti-rigetto Advagraf. Ma il farmacista mi dice che le scorte sono esaurite e il medico mi dice che l’equivalente non è appropriato al mio caso. Ho provato a chiedere anche in Friuli Venezia Giulia, però mi è stata data la stessa risposta: indisponibile anche là». Sono solo due testimonianze, tuttavia indicative di un fenomeno che travalica i confini del Nordest, legato com’è a dinamiche internazionali emerse con il Covid e accentuate dalla guerra tra Russia e Ucraina. Si tratta del problema dei farmaci carenti, cioè temporaneamente non reperibili sul territorio nazionale, in quanto i responsabili legali dell’autorizzazione e della commercializzazione non possono assicurarne una fornitura continua rispetto ai bisogni terapeutici dei malati, i quali però spesso non ne conoscono le ragioni e restano disorientati.
L’ELENCO
Vale allora la pena di spiegare che Aifa monitora costantemente la situazione: l’ultimo elenco dei medicinali “introvabili”, aggiornato al 5 gennaio, ne conta ben 3.533.
IL MERCATO
I flussi di commercializzazione sembrano però differenziarsi tra i diversi Paesi. Come fa presente Aifa, infatti, nei casi in cui non è possibile ricorrere a un medicinale equivalente o prescrivere una terapia alternativa, gli ospedali e le Ulss «possono richiedere di importare il farmaco mancante dal mercato estero», dove spesso è prodotto da un’altra casa farmaceutica ed è venduto con un altro nome. Periodicamente le aziende sanitarie e ospedaliere aggiornano così le liste destinate ai medici. Per dire, l’ultima stilata a Padova è del 4 gennaio e spiega ad esempio che è stato necessario reperire un anti-parassitario in Spagna, un corticosteroide in Portogallo, un anti-staminico in Gran Bretagna, un miorilassante in Svizzera, un anti-batterico in Grecia e un calcio-antagonista in Giappone. Quest’ultimo è un caso curioso per i suoi effetti sul piano pratico. «Siamo riusciti ad ottenere una fornitura con dosaggio equivalente al medicinale in uso», hanno spiegato dalla direzione sanitaria, precisando però che «la confezione riporta solo su una faccia la descrizione in inglese», mentre sul lato principale compaiono soltanto gli ideogrammi giapponesi. Pertanto è stato ritenuto opportuno trasmettere agli specialisti prescrittori pure «una traduzione in italiano ottenuta da Google traduttore», con la rassicurazione comunque che «le indicazioni di impiego sono sovrapponibili a quelle del medicinale italiano».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino