PORDENONE - Non c'entrano Aviano, l'emergenza in Pedemontana, l'indagine della Procura di Pordenone. Sono problemi diversi: l'uno derivante dalle condizioni...
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LA CRISI Punto primo, l'acqua che scorre nelle tubazioni che si diramano dagli acquedotti non è contaminata. Gli ultimi interventi messi in campo, consistiti nell'installazione di filtri al carbone attivo, hanno tamponato il problema. Punto secondo, ci sono migliaia di cittadini che vivono in centinaia di condomini e case private non allacciati ad alcun acquedotto. E la chiusura delle 25 fontane pordenonesi la cui acqua è stata giudicata non potabile a valle di analisi approfondite ha fatto scattare l'allarme: tanti condomini (in città sono decine, in provincia centinaia) non pescano dagli acquedotti e si riforniscono direttamente dai pozzi artesiani. Lo stesso fanno le fontane, sigillate dal Comune dopo la certezza che la loro acqua conteneva prodotti diserbanti potenzialmente dannosi per la salute. La miccia che ha fatto riesplodere il caso è stata la siccità: «Mancano le piogge - ha spiegato infatti l'assessore pordenonese all'Ambiente, Stefania Boltin -, che servono a diluire l'acqua di falda. Per questo motivo le fontane sono state chiuse e il problema può ripercuotersi anche sulle utenze private non collegate all'acquedotto».
IL QUADRO L'allacciamento all'acquedotto e alla rete pubblica non è obbligatorio. Le amministrazioni spingono da tempo per aumentare la quota di utenze agganciate alle tubazioni comuni, ma non possono fare altro. Il problema della maggior parte dei pozzi artesiani, almeno in città, è invece la profondità: «In molti casi - spiegano dal Dipartimento prevenzione dell'Azienda sanitaria - si tratta di pozzi da 25-30 metri, quindi potenzialmente non sicuri». La possibilità di rintracciare metaboliti dell'Atrazina come il Dact, diminuisce all'aumentare del pescaggio, ma la scarsità di piogge sta iniziando a mettere in crisi anche i pozzi più profondi dei già citati 30 metri. «Per questo voglio organizzare un incontro con gli amministratori dei condomini della città - ha spiegato ancora Stefania Boltin -: c'è bisogno di una grande opera di sensibilizzazione volta a garantire l'accesso all'acquedotto di più utenze. Il Comune purtroppo non ha nelle sue mani il controllo delle abitazioni private e dei condomini che pescano dai pozzi artesiani e con le falde non alimentate a dovere dalle precipitazioni in superficie il problema può sorgere ovunque».
LE NORME Per densità abitativa e risonanza, il problema più pressante è quello del capoluogo, dove i pozzi sono poco profondi.
Il Gazzettino