Medicina, i corsi non si fermano. Zaia: «Troveremo altri fondi»

I corsi di Medicina a Treviso
VENEZIA - Il corso di laurea andrà avanti, ma bisognerà trovare un altro canale di finanziamento. Il giorno dopo il verdetto della Corte Costituzionale, Regione...

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VENEZIA - Il corso di laurea andrà avanti, ma bisognerà trovare un altro canale di finanziamento. Il giorno dopo il verdetto della Corte Costituzionale, Regione e Università di Padova fanno i conti con la parziale bocciatura della legge che ha istituito la sede staccata di Medicina e Chirurgia a Treviso, dichiarando illegittimo il ricorso al fondo dei Livelli essenziali di assistenza per pagare gli stipendi dei 38 docenti con 23,5 milioni in 15 anni. «Troveremo modo di allocare queste risorse», garantisce il presidente Luca Zaia, mentre il preside di facoltà Stefano Merigliano assicura: «Il primo anno è partito regolarmente e dopo l’estate inizierà anche il secondo». Ribatte Andrea Martella, che era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio quando venne decisa l’impugnazione del testo: «Ci mancherebbe altro, nessuno ha mai messo in discussione l’iniziativa accademica, ma le norme sono norme».

IL BICCHIERE
Zaia tratteggia l’immagine di un calice: «La parte piena del bicchiere è rappresentata dal riconoscimento della legittimità dell’atto di attivazione del corso da parte della Regione, peraltro in accordo con l’Università di Padova, con il ministero della Salute e con il ministero dell’Università. Ed è quindi assolutamente legittimo, sancisce ancora la sentenza in mondo fondamentale, che la Regione metta mano a risorse regionali per sostenere questo corso». Il problema, ecco la metà vuota, è che Palazzo Balbi ha attinto alle dotazioni dei Lea e cioè delle cure. «Restiamo convinti – insiste il governatore – che il reperimento di risorse all’interno del Fondo sanitario regionale sia compatibile con gli investimenti nella formazione di questi nuovi medici». Ad ogni modo, come riconosce lui stesso, «le sentenze si possono commentare ma le si deve rispettare», per cui l’assessore Francesco Calzavara dovrà trovare un altro capitolo di spesa, per attuare l’indicazione che è stata fornita dalla Consulta e che Zaia traduce così: «Potete attivare il nuovo corso universitario, potete stabilire nuovi iscritti, però non utilizzate quei soldi, ma un’altra partita di bilancio». Chiosa del leghista: «La sentenza fa chiarezza. Nessun’altra Regione dovrà metter mano al Fondo sanitario nazionale per finanziare iniziative o attività dell’ambito sanitario, se non sono quelle di cura».

LE LEZIONI
Già ieri il costituzionalista Mario Bertolissi, che difendeva la Regione insieme all’avvocato Andrea Manzi, ha avuto un rapido confronto sul tema con il professor Merigliano. Riferisce il presidente della Scuola di medicina: «Ci incontreremo con la Regione per capire come procedere, ma reputiamo la sentenza molto positiva, in quanto si limita a dire che il corso deve essere finanziato con i risparmi dei Lea o con altre fonti, senza mettere in dubbio le lezioni, che peraltro si sono regolarmente svolte per 60 matricole. In attesa del completamento della cittadella della salute, sono state impiegate altre sedi, oltre ovviamente alla didattica a distanza com’è stato per gli studenti di Padova a causa del Covid». 

I COSTI


Il dem Martella puntualizza: «Non è in discussione la bontà dell’iniziativa, ma la fonte di finanziamento. Questo pronunciamento è la dimostrazione che le regole sono regole e non possono essere applicate con troppa disinvoltura. L’anno scorso il Governo aveva messo in guardia Zaia sull’utilizzo dei fondi Lea e ora la Regione dovrà farlo in forza di quanto disposto dalla Corte». Osserva Vanessa Camani, vicecapogruppo del Pd in Consiglio regionale: «Con questo contenzioso ci rimettono tutti: Università, sanità e, più in generale i veneti, perché andare per vie legali non è gratis. Sarebbe stato sufficiente modificare la norma finanziaria un anno fa per evitare il caos».
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Il Gazzettino