Setten nei guai: perde al casinò poi finge il furto di un assegno

Ettore Setten
Va dai carabinieri e denuncia che gli hanno rubato l'assegno messo all'incasso da un casinò croato, ma non era vero. E sono così piovuti i guai su Ettore...

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Va dai carabinieri e denuncia che gli hanno rubato l'assegno messo all'incasso da un casinò croato, ma non era vero. E sono così piovuti i guai su Ettore Setten, 68 anni, all'epoca dei fatti residente a Mansuè, noto alle cronache trevigiane sia per l'attività di imprenditore che per quella di presidente del Treviso calcio (quest'ultima esperienza conclusasi in modo disastroso, con un fallimento milionario). La Procura lo ha prima indagato e poi fatto finire a giudizio con l'ipotesi d'accusa di simulazione di reato.

Il processo, iniziato ieri, è stato subito aggiornato, ma nel corso del breve dibattimento sono emersi una serie di retroscena da film.
Nella primavera del 2013 Ettore Setten si sarebbe recato in Croazia e avrebbe poi deciso di finire la serata in un noto casinò, dove era conosciuto. Non si sa per quale motivo, ma probabilmente perché aveva finito i contanti, l'ex patron del Treviso calcio a un certo punto avrebbe chiesto un credito. E, per avere le fisches e giocare, avrebbe dato in garanzia un assegno di 2mila euro, staccato da un amico di Villorba. «Mi raccomando - avrebbe chiesto - non mettetelo all'incasso. Passerò domani con i contanti per ritirarlo». Un accordo, da quanto emerso nel procedimento penale, che i responsabili del casinò avrebbero accettato. Ma nei giorni seguenti Setten non si sarebbe presentato con i contanti e così il casinò, tramite una banca croata, decise di mettere l'assegno all'incasso. Nel frattempo Setten, con denuncia presentata il 26 giugno 2013, si era però recato dai carabinieri di Fontanelle per denunciare il furto del titolo.
Rapidamente è però venuta a galla la verità. Secondo gli inquirenti Setten, denunciando il furto, avrebbe raccontato una bugia, con il probabile obiettivo di non onorare il debito. D'altra parte gli elementi di prova raccolti non avrebbero lasciato spazio né a dubbi né a interpretazioni. A dare l'assegno al casinò sarebbe stato lo stesso Setten. A quel punto la Procura di Treviso ha iscritto sul registro degli indagati l'imprenditore, contestandogli l'accusa di simulazione di reato (può costare fino a 3 anni di reclusione).

Nel processo figura quale parte offesa l'amico di Villorba che aveva emesso l'assegno, ma l'uomo non si è costituito parte civile. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino