Estorsione al commercialista di Montebelluna, ha versato oltre un milione e mezzo di euro. Sotto indagine sette persone

Estorsione al commercialista di Montebelluna
MONTEBELLUNA (TREVISO) - Sono sette le persone indagate per estorsione nei confronti del commercialista montebellunese Sergio Cavasotto. Stando alle indagini, il professionista...

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MONTEBELLUNA (TREVISO) - Sono sette le persone indagate per estorsione nei confronti del commercialista montebellunese Sergio Cavasotto. Stando alle indagini, il professionista nel giro di tre anni e mezzo (tra il dicembre 2016 e il marzo del 2020) sarebbe stato costretto a versare oltre un milione e mezzo. Intimidazioni che, secondo la Procura di Treviso, di cui sarebbe stato vittima anche il padre, Benito Cavasotto, morto nel dicembre 2016 in un tragico incidente aereo.

La vicenda

La vicenda affonda le sue radici nel crac di Veneto Banca. Nemmeno Sergio Cavasotto, che all'ultima richiesta di denaro (90mila euro) aveva deciso di chiedere aiuto e denunciare l'attività estorsiva alle autorità, ha saputo spiegare il motivo per cui il padre sarebbe finito vittima di queste intimidazioni. Di certo c'è che la famiglia Cavasotto, quando le azioni dell'ex popolare di Montebelluna erano crollate, aveva subito un danno patrimoniale di rilievo e una grossa esposizione debitoria per fidi concessi a titolo privato (pare attorno ai 10 milioni di euro). Situazione che Benito Cavasotto avrebbe cercato di ripianare in ogni modo. Già nel 2014, infatti, uno degli indagati aveva contattato Cavasotto presentandosi come colui che, a fronte di un pagamento di 4 milioni, sarebbe stato in grado di ammorbidire degli agenti della guardia di finanza facendogli recuperare i 10 milioni persi.

La spirale

Quella proposta in realtà si è rivelata soltanto un trucco per raggirare Benito Cavasotto. E da quel momento sarebbe iniziata la spirale che ha travolto il figlio Sergio. L'uomo, sotto continua minaccia, sarebbe stato costretto a versare trance di denaro a cadenza quasi mensile. Di fatto pagava delle fatture per operazioni inesistenti emesse da società di diritto estero. Poi i soldi venivano prelevati dalle società e finivano, secondo l'accusa, nelle tasche degli estorsori. Un fiume di denaro che la vittima con il passare degli anni non era più in grado di sostenere, anche perché le richieste si facevano sempre più pesanti e sempre più frequenti. Stremato e intimorito, l'uomo si è rivolto alla guardia di finanza che ha portato alla luce la vicenda facendo scattare l'inchiesta che ha portato anche al sequestro di tre immobili (due a Valdobbiadene e uno a Montebelluna) e di due conti correnti per somme equivalenti al denaro estorto al professionista.
 

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Il Gazzettino