Un braccio bionico realizzato in 3D Così Erdene potrà tornare a scuola

L'ingegnere Marco Avaro realizza protesi. Nella foto con un bambino amputato
PORDENONE - Un braccio bionico realizzato con il top della tecnologia: la stampa in 3D. Non è un film di fantascienza, bensì il futuro dell’ortopedia. L’arto verrà...

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PORDENONE - Un braccio bionico realizzato con il top della tecnologia: la stampa in 3D. Non è un film di fantascienza, bensì il futuro dell’ortopedia. L’arto verrà applicato oggi alla piccola Erdene, una bambina mongola che ha perso poco dopo la nascita il braccio destro per colpa di un laccio emostatico dimenticato da un medico. Quel laccio le ha bloccato la circolazione provocandole un’infezione che ha reso necessaria l’amputazione.




A realizzare l’arto bionico è stato l’ingegnere biomedico Marco Avaro di Fiume Veneto (Pordenone), che insieme al tecnico Daniel Quattrin di Pordenone ha usato per la prima volta in Italia la nuova tecnologia (negli Usa lo fanno già). Ci vorranno due mesi di prove per perfezionare la protesi. L’ingegner Avaro, infatti, vuole regalare a Erdene un braccio bionico in grado di captare gli stimoli dei muscoli e trasformarli in movimento.



La protesi costerebbe 80 mila euro, ma l’ingegnere che l’ha realizzata sta lavorando gratis grazie al "Laboratorio ortopedico Del Bene Fabio" di Trieste, con sede anche ad Azzano Decimo (Pordenone). È la seconda protesi che Avaro realizza per Erdene. La prima le è stata consegnata due anni fa, quando aveva 5 anni, e le ha consentito di andare a scuola.



«La bambina è cresciuta - spiega Avaro - e l’arto ha bisogno di essere sostituito. Sì, la stampa 3D è da fantascienza: scannerizziamo il braccio sinistro della piccola, lo facciamo speculare. La cosa impegnativa è il meccanismo che le consentirà i movimenti, stiamo studiando a fondo il gomito».



Erdene tornerà in Mongolia tra due mesi con il suo nuovo braccio realizzato con materiali di facile reperibilità anche nel suo Paese e con un kit per eventuali riparazioni (anche se il precedente arto non ha mai avuto bisogno di interventi).



Il suo caso è seguito anche dal primario del reparto di Pediatria di Pordenone, Roberto Dall’Amico, che sovrintenderà il periodo di riabilitazione, e dall’Associazione Sos Bambino onlus di Vicenza, che ha finanziato cure e viaggia aerei. In Friuli per lei è stata mobilitata anche l’associazione Arcobaleno di Porcia (Pordenone), che la ospita assieme alla mamma durante la loro permanenza in Italia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino