Con l'erba medica il Polesine parte alla conquista delle stalle cinesi

Con l'erba medica il Polesine parte alla conquista delle stalle cinesi
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ROVIGO - Ci sono quattro aziende polesane tra le 21 a livello nazionale che beneficeranno dell'accordo siglato il 25 luglio scorso tra il ministero delle Politiche agricole e il Governo cinese. Si tratta di un via libera molto importante, arrivato al termine di un iter di accreditamento durato quasi cinque anni, che permetterà alle aziende italiane che producono erba medica disidratata di esportare in Cina foraggi essiccati per il nutrimento del bestiame. Un volume d'affari notevole, che interessa un settore con un indotto di 13mila lavoratori e un milione di tonnellate prodotte a livello nazionale.


LE AZIENDE POLESANE Dei 21 centri di lavorazione italiani certificati per l'esportazione, quasi la metà si trova in Emilia Romagna, e cinque in Veneto. Di queste quattro della nostra provincia: Immobiliare Padana (Porto Tolle), Agricola San Nicolò (Porto Tolle), Visentini (Porto Tolle) e Forte (Taglio di Po), alle quali si aggiunge la cavarzerana Agrimedica. Si tratta di aziende che già si rivolgono prevalentemente all'estero e che adesso troveranno nella Cina, Paese da oltre un miliardo di abitanti, un cliente in più per una richiesta annua che si aggirerà, per gli esportatori italiani, su poco meno di 100mila tonnellate l'anno. Un mercato in ogni modo in costante crescita, dove il forte incremento della richiesta di foraggi essiccati deriva dal sempre maggiore impiego nell'allevamento di mucche da latte da parte dell'industria casearia.

EXPORT IN CRESCITA «Negli ultimi cinque anni le aziende italiane hanno rivolto all'estero il 70% del proprio prodotto spiega Riccardo Severi, vice direttore dell'Aife, Associazione italiana foraggi essiccati L'arrivo della Cina, che ha un fabbisogno di 1,3 milioni di tonnellate all'anno, va sicuramente ad incrementare questo mercato, che tuttavia è già trainato dalle richieste di Paesi arabi, su tutti gli Emirati, il cui fabbisogno si attesta sui 2,5 milioni di tonnellate annue».


L'erba medica disidratata rappresenta infatti una soluzione ideale per nutrire il bestiame in paesi molto caldi e con carenza d'acqua. A dare una spinta decisiva ai produttori italiani in questi anni è il sistema qualità, vero punto di forza nei confronti della Cina che richiede standard qualitativi molto elevati. Negli ultimi due anni, a causa della crescente siccità e di altri fattori contingenti, la domanda interna è tornata a crescere, come spiega il produttore polesano Leonardo Forte: «Clienti e allevatori italiani si stanno ricredendo, perché il nostro prodotto dà dei vantaggi in termini sanitari molto importanti. Ma l'export resta fondamentale: esportiamo erba medica in Giappone, Corea, Emirati Arabi e dal 2019 si apriranno le porte anche dell'Arabia Saudita. Si stanno aprendo molti mercati, perché c'è molto bisogno di questa materia prima. La Spagna rimane il primo produttore europeo, ma l'Italia, nonostante costi di produzione molto più alti, sta emergendo».

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Il Gazzettino