Volontari tornano in Laguna: «Restituiamo Endri alla sua povera mamma»

Endri Febo, il pescatore disperso in laguna dopo essere stato travolto da un barchino, a dicembre
CHIOGGIA - Sono almeno una trentina le persone e una quindicina le barche pronte a setacciare la laguna per cercare il corpo di Endri Febo, il pescatore caduto in acqua, in...

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CHIOGGIA - Sono almeno una trentina le persone e una quindicina le barche pronte a setacciare la laguna per cercare il corpo di Endri Febo, il pescatore caduto in acqua, in seguito a uno scontro tra barchini tra il 21 e il 22 dicembre, e mai più ritrovato. Un gesto di solidarietà che risponde all'appello della mamma di Endri, la signora Zora che, sulle pagine internet del blog Chioggiazzurra, aveva chiesto agli amici di Endri un ultimo tentativo per recuperare il corpo del figlio. Fin dal giorno successivo alla notte dell'incidente, infatti, le ricerche condotte dai vigili del fuoco, con sommozzatori e, quando la nebbia non lo impediva, con le ricognizioni dall'alto dell'elicottero, erano state affiancate dalle perlustrazioni compiute da altri pescatori e amici di Endri, sulle loro barche.

 

LE USCITE DEI VOLONTARI I volontari erano usciti in gruppo in almeno due occasioni: subito dopo lo scontro tra le barche e nei giorni tra Natale e Capodanno. Ma per tutti, vigili del fuoco e volontari, l'esito era stato negativo. Le perlustrazioni in superficie e dall'alto erano, poi, proseguite a singhiozzo, perchè le condizioni meteo-marine non erano sempre favorevoli e, purtroppo, lo scherzo del destino si è ripetuto di nuovo. Dopo l'appello di mamma Zora, infatti, i volontari avevano deciso di tornare in acqua fin da ieri, ma l'insistente vento di bora, che intorbida le acque, li ha bloccati ieri e li bloccherà anche oggi. La perlustrazione, quindi, è stata rinviata a data da destinarsi, ma si farà. «Vogliamo cercare di dare alla mamma di Endri almeno la consolazione di riavere il corpo del figlio dice Luca Aresu, uno degli organizzatori delle ricerche, sia nei giorni trascorsi, che adesso ce la metteremo tutta e se non sarà oggi, sarà domani». Al loro attivo Luca e gli altri amici possono annoverare il ritrovamento delle ceste che, presumibilmente, erano a bordo del barchino affondato. «Una ventina, impilate tra di loro spiega le abbiamo trovate vicino alle bocche di porto di Malamocco, seguendo le correnti che, come pescatori, conosciamo bene. Erano senza dubbio le sue, perchè nessuno abbandona una tale quantità di ceste e vicino alla barca non c'erano. Il corpo potrebbe aver seguito la stessa strada delle ceste e, dato il tempo trascorso dall'annegamento, dovrebbe essere riemerso, a meno che non sia trattenuto da qualche pianta o formazione rocciosa sul fondale». In tal caso potrebbe trovarsi nella fossa, profonda oltre 50 metri, che si trova vicino a Malamocco o essere incagliato in qualcuno dei canali che portano là. «Esploreremo proprio quei canali. Io sono anche sommozzatore e, se la visibilità sarà adeguata, penso di immergermi per cercare meglio». L'alternativa però, è che il corpo sia già stato trasportato in mare dalle correnti. «In quel caso dice Aresu potrebbe aver viaggiato più a sud, verso Ravenna, oppure al di là delle nostre acque, verso la Croazia». Diego Degan
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Il Gazzettino