«Io, nell'ospedale di Emergency a Kabul: curavamo tutti, anche i talebani». Paola racconta paure e successi

Paola Carmignola
TREVISO - «Abbiamo sempre curato tutti, senza distinzioni. Anche molti talebani. Il nostro primo principio è quello della neutralità. Ma dopo tutto è lo...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TREVISO - «Abbiamo sempre curato tutti, senza distinzioni. Anche molti talebani. Il nostro primo principio è quello della neutralità. Ma dopo tutto è lo stesso codice deontologico che porta il personale sanitario a curare ogni persona senza chiedersi da che parte sta. Non possiamo abbandonare chi soffre». Paola Carmignola, 48 anni, infermiera trevigiana della centrale operativa territoriale dell’Usl della Marca, parla della sua esperienza in Afghanistan con voce ferma.

IN MISSIONE
Lei, co-coordinatrice di Emergency in Veneto, è stata tre volte in missione tra Kabul e la valle del Panshir. Per un periodo totale di quasi due anni. L’ultima volta nel 2015, quando si è fermata per otto mesi nel Panshir, dove ha preso forma un ospedale di Emergency per curare non solo i feriti di guerra ma anche le persone che altrimenti non saprebbero dove andare. Si è ritrovata vicina all’esplosione di diverse bombe. Tra queste, un ordigno esploso a cento metri dall’ospedale di Emergency a Kabul. E adesso guarda con il cuore stretto ciò che sta succedendo in Afghanistan. «Ho sentito il direttore del nostro ospedale nella valle del Panshir: si è come sospesi in attesa di capire l’evolversi della situazione – rivela – molte persone che hanno vissuto il periodo dei talebani o che l’hanno sentito raccontare si ritrovano in preda alla paura. E questa sta alla base delle immagini che stiamo vedendo attorno all’aeroporto di Kabul». Carmignola in quella terra si è sempre sentita accolta. Certo, la paura è stata una compagna costante da gestire. Ancora adesso fatica anche solo a sentire i botti dei fuochi d’artificio. Ma in Afghanistan il continuo impegno degli ospedali per curare le vittime della guerra, in alcune occasioni pure con turni di 24 ore, relativizza ogni cosa.

Paola Carmignola a Kabul

 

IL CORAGGIO


«A volte non è stato semplice, ma ci sono cose che non si dimenticheranno mai – racconta la 48enne – ricordo in particolare un ragazzo di 18 anni che abbiamo curato in terapia intensiva a Kabul. Gli era stata amputata una gamba. Era arrivato con il padre da Kandahar. Quest’ultimo non mi ha mai dato la mano e non mi ha mai guardato negli occhi. Quando è stato dimesso, però, il ragazzo ha abbandonato le stampelle e mi ha abbracciato. E questa è la dimostrazione che quando si lavora con professionalità ed empatia è anche possibile andare oltre alle questioni storiche, culturali e tradizionali». Adesso per Emergency è un momento difficile. Proprio ieri è stato dato l’ultimo saluto a Gino Strada, il fondatore, mancato la settimana scorsa a 73 anni. «Ci ha lasciato un’eredità pesante – conclude Carmignola – non sarà semplice andare avanti senza la sua forza e senza il suo carisma. Ma, di contro, c’è anche una grande voglia di continuare a lavorare per fare in modo che tutte le persone possano sempre essere curate».
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino