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VENEZIA - Salvini stende il tappeto rosso per Roma ma Luca Zaia, parafrasando la formula di un famoso gioco a premi televisivo, rifiuta l'offerta e va avanti. Sarà ancora il presidente del Veneto, dunque, per portare avanti la battaglia sull'autonomia, mission principale di questa sua terza legislatura. «Zaia lo metterei ovunque - ha detto ieri il leader della Lega Matteo Salvini, in piazza San Marco a Venezia -. È una delle risorse migliori, ma siccome io non rispondo e non ho degli uomini come soldatini, deciderà Luca». E Zaia, ieri a Marghera per la presentazione del nuovo gruppo interregionale dei carabinieri contro i reati ambientali, ha ribadito la propria intenzione a rimanere fuori dalle dinamiche nazionali. «Vado a Roma anche oggi, ma ci vado con una toccata e fuga nell'interesse dei veneti: queste elezioni non mi riguardano né prima, né durante né dopo. Ringrazio per le attestazioni di stima le elezioni le faccio da militante». Un concetto ribadito più volte dal presidente della Regione in questi giorni in cui i partiti stanno scaldando i motori per l'ormai imminente campagna elettorale, difficile quindi che possa tornare sui suoi passi.
AUTONOMIA
La vera questione però che interessa a Zaia è quella dell'autonomia, e i tentennamenti di questi ultimi giorni di alcuni partiti del centrodestra come Fratelli d'Italia non sono piaciuti al governatore. «Se il governo che verrà non porterà avanti la partita dell'autonomia di certo in Veneto è meglio che non si presenti - ha commentato ieri -.
JESOLO
Zaia, infine, è tornato sul caso sicurezza a Jesolo. «Abolirei il termine microcriminalità, non credo nell'infanzia difficile di questi personaggi. Sono delinquenti e come tali vanno trattati: a Jesolo facciamo 6 milioni di presenze turistiche, non possiamo avere questo biglietto da visita internazionale. Fondamentale rinforzare i presidi di forze dell'ordine e, se serve, cambiare le leggi inasprendole». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino