Elezioni politiche, débâcle del Pd. Zanoni e Bigon all'attacco: «Veneto diventato terra di conquista di Roma»

Secondo i con

Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni
Se all'interno della Lega è già partita la resa dei conti e le dita vengono puntate sul leader, Matteo Salvini, anche nel Pd avviene lo stesso. «Il flop...

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Se all'interno della Lega è già partita la resa dei conti e le dita vengono puntate sul leader, Matteo Salvini, anche nel Pd avviene lo stesso. «Il flop del PD in Veneto e a livello nazionale è il risultato di scelte sbagliate sulla composizione delle liste, sul non rispetto delle proprie regole a partire dallo statuto che prevede le primarie e rispetta le scelte dei territori, sulle scelte sbagliate in tema di alleanze frutto di una serie di errori imperdonabili e infine sulla campagna elettorale poco chiara e diretta» è il commento a caldo dei consiglieri regionali del Veneto del Partito Democratico Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon.

«Bisogna ritornare ai principi fondativi del PD, - hanno continuato i due esponenti del Partito democratico in Consiglio regionale - alle regole che ci siamo dati per statuto a partire anche dalle primarie, strumento democratico e utile anche per scegliere i candidati in un sistema elettorale che oggi non consente agli elettori di scegliere il deputato da eleggere. Uno strumento utilizzabile anche on line, soprattutto ora che ci si iscrive al PD telematicamente e che tutti i cittadini sanno usare internet dopo un esercizio di due anni dovuto alla pandemia».

«Le liste del PD - continuano - con particolare riferimento al Veneto, sono state fatte in sfregio ai territori, alla meritocrazia, ai militanti, ai deputati uscenti, all’organizzazione locale del PD e hanno visto troppi candidati catapultati e indicati altrove. Il caso di Treviso è eclatante, ma non è l’unico, dove la Direzione provinciale e la Segreteria sono state scavalcate da scelte romane imposte, inspiegabili e mai condivise, con strascichi sul territorio che hanno danneggiato l’immagine del nostro partito. Il Veneto, che dovrebbe essere ancor più valutato, vista la forza elettorale del centrodestra, con queste elezioni è diventato ancor più terra di conquista di Roma, con quattro candidati, sui sette totali in posizione eleggibile, indicati e voluti da Roma. Questa modalità ha comportato l'allontanamento di molti e l'inattività di altri, impedendo l'elezione di rappresentanti territoriali, quelli indicati dai militanti che conoscono i problemi dei cittadini e li sanno rappresentare».

«Da Roma - è l'accusa - ci avevano detto che in questa campagna elettorale l’ambiente sarebbe stato messo al primo posto, tema pressoché sparito dalla campagna elettorale travolto da inutili contrapposizioni e politiche sterili che poco interessano i cittadini. Il tema della sanità invece sin dall’inizio ha trovato poco spazio nel programma elettorale nonostante sia una questione cruciale per gli italiani e soprattutto per i veneti che vedono soccombere, giorno dopo giorno, il sistema sanitario pubblico a vantaggio di quello privato. Dobbiamo tornare a fare politica per i cittadini, per risolvere i tanti problemi di questa società travolta dagli eventi, come ha detto pochi giorni fa Papa Francesco che ha usato queste parole: “Dobbiamo aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello che non aiuta niente, e anzi tira giù lo Stato, impoverisce.” Se vogliamo governare l’Italia e soprattutto il Veneto – hanno concluso Zanoni e Bigon - serve perciò un cambiamento radicale, rispettare lo statuto, rispettare le decisioni degli organismi locali del Partito Democratico, coinvolgere e rispettare le scelte della base, dei territori, occuparsi di più dei problemi dei veneti, di politica vissuta, di ambiente e sanità in particolare, ma per fare ciò è evidente che al PD serve un cambiamento radicale, anche della dirigenza, dove le scelte non vengono fatte in tavoli politici a latere, ma dai rappresentanti locali eletti negli organismi di partito».

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Il Gazzettino