Se all'interno della Lega è già partita la resa dei conti e le dita vengono puntate sul leader, Matteo Salvini, anche nel Pd avviene lo stesso. «Il flop del PD in Veneto e a livello nazionale è il risultato di scelte sbagliate sulla composizione delle liste, sul non rispetto delle proprie regole a partire dallo statuto che prevede le primarie e rispetta le scelte dei territori, sulle scelte sbagliate in tema di alleanze frutto di una serie di errori imperdonabili e infine sulla campagna elettorale poco chiara e diretta» è il commento a caldo dei consiglieri regionali del Veneto del Partito Democratico Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon.
«Bisogna ritornare ai principi fondativi del PD, - hanno continuato i due esponenti del Partito democratico in Consiglio regionale - alle regole che ci siamo dati per statuto a partire anche dalle primarie, strumento democratico e utile anche per scegliere i candidati in un sistema elettorale che oggi non consente agli elettori di scegliere il deputato da eleggere.
«Le liste del PD - continuano - con particolare riferimento al Veneto, sono state fatte in sfregio ai territori, alla meritocrazia, ai militanti, ai deputati uscenti, all’organizzazione locale del PD e hanno visto troppi candidati catapultati e indicati altrove. Il caso di Treviso è eclatante, ma non è l’unico, dove la Direzione provinciale e la Segreteria sono state scavalcate da scelte romane imposte, inspiegabili e mai condivise, con strascichi sul territorio che hanno danneggiato l’immagine del nostro partito. Il Veneto, che dovrebbe essere ancor più valutato, vista la forza elettorale del centrodestra, con queste elezioni è diventato ancor più terra di conquista di Roma, con quattro candidati, sui sette totali in posizione eleggibile, indicati e voluti da Roma. Questa modalità ha comportato l'allontanamento di molti e l'inattività di altri, impedendo l'elezione di rappresentanti territoriali, quelli indicati dai militanti che conoscono i problemi dei cittadini e li sanno rappresentare».
«Da Roma - è l'accusa - ci avevano detto che in questa campagna elettorale l’ambiente sarebbe stato messo al primo posto, tema pressoché sparito dalla campagna elettorale travolto da inutili contrapposizioni e politiche sterili che poco interessano i cittadini. Il tema della sanità invece sin dall’inizio ha trovato poco spazio nel programma elettorale nonostante sia una questione cruciale per gli italiani e soprattutto per i veneti che vedono soccombere, giorno dopo giorno, il sistema sanitario pubblico a vantaggio di quello privato. Dobbiamo tornare a fare politica per i cittadini, per risolvere i tanti problemi di questa società travolta dagli eventi, come ha detto pochi giorni fa Papa Francesco che ha usato queste parole: “Dobbiamo aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello che non aiuta niente, e anzi tira giù lo Stato, impoverisce.” Se vogliamo governare l’Italia e soprattutto il Veneto – hanno concluso Zanoni e Bigon - serve perciò un cambiamento radicale, rispettare lo statuto, rispettare le decisioni degli organismi locali del Partito Democratico, coinvolgere e rispettare le scelte della base, dei territori, occuparsi di più dei problemi dei veneti, di politica vissuta, di ambiente e sanità in particolare, ma per fare ciò è evidente che al PD serve un cambiamento radicale, anche della dirigenza, dove le scelte non vengono fatte in tavoli politici a latere, ma dai rappresentanti locali eletti negli organismi di partito».