L'assessore Donazzan censurata da Facebook: «Fatto gravissimo»

Il posto censurato
VENEZIA - Anche l'assessore veneta Elena Donazzan finisce nelle maglie della censura di Facebook. Tra le decine di profili e pagine legati a CasaPound e Forza Nuova oscurati...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
VENEZIA - Anche l'assessore veneta Elena Donazzan finisce nelle maglie della censura di Facebook. Tra le decine di profili e pagine legati a CasaPound e Forza Nuova oscurati lunedì da Facebook e Instagram è stato bloccato anche un post dell'assessore (e responsabile nazionale del Dipartimento lavoro e crisi aziendali di Fratelli d’Italia), relativo alla sua partecipazione ad un convegno organizzato da Casapound: «Ieri Facebook mi ha comunicato di aver rimosso un mio post, perché ‘colpevole’ di violare gli standard previsti in materia di violenza e sua prevenzione. Ero convinta che il post in questione fosse legato alla svastica insanguinata che il Coordinamento Studenti Medi di Padova aveva diffuso nei social: invece no, era un semplicissimo commento sulla mia partecipazione al convegno organizzato da Casapound a Roncà, nel veronese,  sabato 7 settembre, a cui avevo aggiunto alcune foto scattate in loco»


Per Elena Donazzan il blocco operato dal social è senza ragione: 
«Trovo tutto questo assurdo: il post non riportava nulla di violento, non conteneva riferimenti a qualcosa di illegale e voleva semplicemente raccontare di un’iniziativa pacifica che si è svolta in un clima sereno e propositivo, tra Tricolori e simboli di un partito che si era presentato ufficialmente alle scorse elezioni politiche nazionali. Facebook non può decidere da sé ciò che è giusto o no pubblicare: è un fatto di una gravità inaudita».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino