«Violenza verbale verso Elena Cecchettin», in 3.832 firmano la petizione per le dimissioni di Valdegamberi

VERONA - «Chi criminalizza la vittima non ci rappresenta, chiediamo le dimissioni di Valdegamberi». È l'oggetto di una lettera, promossa da Europa Verde, e...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VERONA - «Chi criminalizza la vittima non ci rappresenta, chiediamo le dimissioni di Valdegamberi». È l'oggetto di una lettera, promossa da Europa Verde, e indirizzata al presidente della Regione Veneto con cui 3.832 persone chiedono le dimissioni del consigliere regionale veneto Stefano Valdegamberi, eletto con la Lista Zaia ed ora nel gruppo misto. La motivazione è legata alla vicenda di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall'ex fidanzato e la chiamata in causa da parte della sorella del patriarcato.

Il consigliere regionale - è l'accusa - «ha manifestato una violenza verbale inaudita nei confronti di Elena Cecchettin, veicolando di fatto un messaggio pericolosissimo, che alimenta la fonte socio-culturale della violenza sulle donne. Un comportamento inqualificabile per il ruolo istituzionale che ricopre - prosegue la missiva - che non può più essere tollerato. La società e tutte le istituzioni sono chiamate oggi più che mai a uno sforzo comune che debelli definitivamente la cultura patriarcale e denigratoria nei confronti delle donne». Per i firmatari «serve un cambio di rotta. I rappresentanti delle Istituzioni sappiano sempre cogliere la sofferenza delle cittadine e dei cittadini, attraverso rispetto ed empatia. Evitando parole - conclude la nota - che non fanno altro che fomentare quel solco entro cui gli stereotipi di genere si annidano».

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino