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L'autunno preoccupa la Regione: l'economia dà segni di rallentamento e la Giunta intende prevenire gli effetti del raffreddamento, piuttosto che agire nell'emergenza. Perciò ieri ha chiamato a confronto i sindacati e i rappresentanti dei giovani imprenditori, mettendo in calendario per le prossime settimane l'incontro con i senior delle categorie economiche. Obiettivo, «attivare fin da settembre un tavolo operativo per incrociare i dati e le informazioni a disposizione di ciascuno, al fine di elaborare le strategie migliori di intervento», ha sintetizzato l'assessore regionale alle Attività produttive Sergio Bini, che all'appuntamento ha portato con sé anche i vertici della direzione dell'assessorato, per entrare già nel concreto.
Il sindacato
Riscontro decisamente positivo da parte di Cgil, Cisl e Uil, rappresentate rispettivamente da Alessandro Zanotto, Alberto Monticco e Matteo Zorn, che hanno sostanzialmente condiviso le prospettive di rallentamento, le quali si uniranno alle criticità già conclamate. I sindacalisti, inoltre, hanno individuato le macroaree su cui occorre agire per strategie di medio termine: salari, formazione, qualità e sicurezza. «Gli effetti dell'alta inflazione del rialzo dei tassi si faranno sentire con particolare intensità negli ultimi mesi del 2023», ha affermato in premessa l'assessore Bini. Per quei mesi «è atteso un rallentamento dell'economia mondiale. L'Italia e il Friuli Venezia Giulia non potranno sottrarsi a questa tendenza: è pertanto necessaria una politica anticiclica per fronteggiare le difficoltà previste ha proseguito l'assessore -, nonostante gli indicatori della regione siano superiori alla media nazionale».
Il rapporto
Nello specifico, il rapporto di Prometeia di fine aprile prevede per quest'anno una crescita del Pil dello 0,8% in Friuli Venezia Giulia, in linea con le altre regioni del Nordest e superiore al dato medio italiano.
Il confronto
Il confronto con i sindacati ha fatto emergere che nei prossimi mesi «c'è il rischio di una riduzione dei consumi, a causa della perdita del potere d'acquisto, che colpisce in modo particolare le fasce più povere della popolazione». Inoltre, l'aumento dei tassi frena la decisione di investimenti tra le imprese e può mettere in difficoltà quelle che hanno una gestione poco equilibrata delle fonti finanziarie. «Sì al tavolo operativo con l'auspicio che, a seguito degli accordi che maturano, vi sia l'impegno di tutte le parti ad applicarli e farli rispettare nel tessuto imprenditoriale regionale», ha affermato il segretario regionale Cisl Monticco, mettendo in riga le questioni più calde da affrontare in forma sistematica: «Energia, salario e formazione, quest'ultima per accompagnare una transizione tecnologica che faccia convivere presente e futuro». Conferma le preoccupazioni per l'autunno il segretario generale della Uil, Zorn: «Ci sono tante Pmi in difficoltà soprattutto per la stretta sul credito e la crisi di liquidità potrebbe portare a difficoltà che non fanno rumore ma determinano la perdita di molti posti di lavoro».
Chi rischia
Quanto alle situazioni sotto osservazione sindacale, Zorn ricorda in particolare «la Flex a Trieste e la Cimolai a Pordenone». Articolato il ragionamento di Zanotto per la Cgil che, dopo aver confermato le tendenze poco rassicuranti per l'autunno, ha sottolineato «la necessità di dare risposte in regione dal punto di vista salariale e della stabilità dell'occupazione, perché c'è precarietà crescente sia nell'industria che nel turismo. In quest'ultimo comparto, poi, la stagione si sta sempre più accorciando e i lavoratori hanno dei contratti così brevi che non consentono disoccupazione. Da qui la fuga». Cruciale anche per la Cgil «la promozione della formazione per affrontare la transizione tecnologica».
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Il Gazzettino