Energia, la stangata è servita: dall'acciaio ai ristoranti, tutto costa di più anche del 30%

Un'acciaieria
Le grandi industrie del Friuli Venezia Giulia, in contatto con gli esperti del mercato internazionale, avevano appena visto una luce in fondo al tunnel: l’impennata dei...

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Le grandi industrie del Friuli Venezia Giulia, in contatto con gli esperti del mercato internazionale, avevano appena visto una luce in fondo al tunnel: l’impennata dei prezzi delle materie prime, causata dalla scarsità globale post-pandemia, aveva raggiunto quello che in epidemiologia abbiamo imparato a chiamare “plateau”, cioè la fase piatta di una curva. Ci si attende ora la discesa, verso il ritorno alla normalità. 


Ma appena la bufera si è placata, ecco il secondo uragano: l’aumento smisurato del costo legato alle forniture di gas ed energia elettrica. E prima ancora di fare irruzione nelle case dei cittadini, l’effetto si sente già a monte, nei luoghi dove nascono e vengono distribuiti i prodotti che tutti noi troviamo al dettaglio. 


LA DERIVA


I rincari delle forniture energetiche di base sono arrivati. Toccano il 40 per cento e sono già presenti nelle prime bollette arrivate alle aziende del Fvg. E gli effetti sono già visibili lungo la filiera che porta dalla produzione grezza al dettaglio. L’emergenza più viva è quella che riguarda la manifattura che si basa sul laminato e sull’acciaio e i suoi derivati. I potenti forni che costituiscono la base della prima fase della produzione, devono essere costantemente alimentati. E il peso dei rincari legati all’energia è enorme. «Tanto da aver già prodotto un rincaro medio del 20-30 per cento al primo nodo della filiera dei laminati», spiegano gli industriali. I fattori si sommano: le materie prime, sempre care e quasi introvabili, e ora il costo grezzo della produzione. 


IL PROCESSO


In seconda battuta intervengono i cosiddetti trasformatori, cioè le imprese che acquistano il prodotto uscito dai forni e lo lavorano. «E qui interviene un’altra ondata di ricarichi e di aumenti», spiegano sempre gli industriali del settore. Ma non si parla solo di laminati e di filiera del metallo. Si pensi ad esempio al settore del vetro, che in provincia di Pordenone trova il motore dell’intera regione. L’impatto è lo stesso: il prodotto destinato alle imprese è già più caro del 20-30 per cento rispetto solo a qualche giorno fa. «Il problema - riflettono gli esperti - è che all’ultimo gradino della piramide, cioè in corrispondenza del venditore al dettaglio, non sempre è possibile alzare i prezzi. Quindi si finisce inesorabilmente e pericolosamente per erodere il margine». E quindi la vita a breve-medio termine di qualsiasi attività economica. 


IL COMMERCIO


La nuova crisi, quella dell’energia, non risparmia nemmeno il già tartassato mondo dei ristoranti. Un esempio? La bolletta arrivata in un grande e noto ristorante di Pordenone pochi giorni fa: da 4.500 si è passati a 6.700 euro. «E anche il semplice lavaggio di una tovaglia nelle lavanderie specializzate - ha illustrato lo chef Carlo Nappo - è arrivato a costare molto di più». Da quattro a sette euro. Le conseguenze ora diventano logiche: chi usa per lavoro fornelli a gas o grandi piastre elettriche ha già visto “esplodere” le bollette. 

 

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Il Gazzettino