Duplice omicidio di Paese: «Famiglia vecchio stampo, lacerata dalle divisioni nella gestione aziendale»

TREVISO - La casa della famiglia Pestrin si trova nel cuore di Padernello, frazione di Paese al limitare della campagna. Attorno le abitazioni sono poche, accanto però...

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TREVISO - La casa della famiglia Pestrin si trova nel cuore di Padernello, frazione di Paese al limitare della campagna. Attorno le abitazioni sono poche, accanto però c’è la locanda di “Carletto rode”, molto nota nel trevigiano soprattutto per la passione per i cavalli del proprietario, Carletto, ormai molto anziano e sconvolto come tutti. Prima non vuole parlare, poi si lascia andare: «Li conoscevo, i rapporti erano ottimi. Non riesco a capire cosa possa essere successo». I Pestrin sono un pezzo di storia di Padernello, vivono nello stesso posto da generazioni. Li conoscono tutti, anche se in pochi possono dire di avere vera confidenza con loro. Hanno sempre coltivato i campi, sia nella loro proprietà che in altre zone del paese, e allevato mucche da latte: a oggi ne hanno un centinaio in stalla. E sono una famiglia numerosa. Umberto Pestrin e Bruna Dametto, morti da anni lei e di recente lui, hanno messo al mondo sei figli, quattro maschi e due femmine: Walter, Lino, Lucia, Agnese, Giancarlo e Massimo. Una famiglia vecchio stampo, forgiata nei valori tipici di chi ha l’impegno e il dovere come etica di vita. «Sono dei grandi lavoratori, tutti - dicono in paese -. Lino adesso aveva qualche problema fisico e non faceva più molto, ma quando era in forza era uno che passava anche le notti in furgone per irrigare i campi senza perdere nemmeno un secondo di tempo e una goccia d’acqua». Un nucleo familiare solido, chiuso con gli estranei come spesso capita nelle famiglie che costruiscono la propria fortuna lavorando la terra e occupandosi del bestiame. Quando i genitori sono andati in pensione, i titolari dell’azienda agricola sono diventati Lino e Giancarlo chiamandola “Giancarlo e Lino sas”. Ma, visto che il lavoro in questo genere di imprese non manca mai, un po’ tutti i fratelli appena possibile tornavano a dare una mano.

«SEMPRE COMPATTI»
«Li abbiamo sempre visti molto compatti», dicono in paese. In realtà, dopo la morte dei genitori, i sei fratelli si erano un po’ allontanati. Giancarlo e Lino avevano preso in mano l’azienda. Lino e la moglie Rosanna vivevano nell’antica casa colonica. E proprio all’interno della cucina sono stati travolti dalla follia omicida di Massimo, il più piccolo. Lui era tornato nella casa di famiglia a fine dicembre 2021, dopo la separazione dalla moglie con cui ha avuto due figli: uno ancora minorenne e uno di poco maggiorenne. All’inizio lavorava in un’azienda specializzata nel trasporto di medicinali. Poi aveva cambiato e da meno di due settimane era stato assunto da una società di vigilanza, Istituto di Vigilanza Carniel, come guardia giurata. Ma, col tempo, i rapporti tra i fratelli si erano logorati. Alla base, a quanto pare, motivi economici. Anche l’altro fratello, Walter, a un certo punto si era trasferito a Treviso tornando però, quando c’era bisogno, a dare un mano nei campi. E a Treviso vivono anche le due sorelle Lucia e Agnese, la più piccola impiegata come corriere in una ditta di spedizione. È stata lei, ancora in tuta da lavoro, a raggiungere il luogo della tragedia per prima dopo la chiamata dei carabinieri.

SCONCERTO


La follia scoppiata ieri poco dopo le 13 ha sconvolto la piccola frazione e tutto il paese. Lino Pestrin era piuttosto conosciuto nelle realtà associative della sua categoria, in quanto aveva ricoperto a lungo la carica di presidente di una cooperativa casearia del trevigiano. Non si fa una ragione di quanto accaduto la sindaca di Paese, Katia Uberti: «Una tragedia che ha colpito due famiglie, a nome dell’amministrazione ci stringiamo al dolore dei familiari. In queste ore mi stanno chiamando tutti, tanti paesani sono rimasti sconvolti da quanto accaduto. Questa è una famiglia molto nota a Padernello. Siamo sconvolti».
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Il Gazzettino