Processo al broker della droga, portava in città fiumi di cocaina: Lazzaretto risponde alle domande del pm

Finanzieri e carabinieri a Chioggia
CHIOGGIA - Ha spiegato di essere una sorta di broker della droga. Un mediatore che trattava grandi stock di stupefacenti - fiumi di cocaina soprattutto, ma anche marijuana e...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

CHIOGGIA - Ha spiegato di essere una sorta di broker della droga. Un mediatore che trattava grandi stock di stupefacenti - fiumi di cocaina soprattutto, ma anche marijuana e hashish destinati ai mercati di Chioggia e Sottomarina - senza nemmeno vederli. Lui si limitava a mettere in contatto i venditori (per lo più dell'Est) con i trafficanti locali. Trattava ordinativi dai due chili in su di droga. E per ogni chilo il suo onorario era di mille euro. Roberto Lazzaretto il suo lavoro lo ha raccontato così, l'altro giorno, davanti al Tribunale di Venezia presieduto da Sonia Bello, dove è imputato per svariate cessioni di stupefacenti, avvenute a Chioggia, nel corso del 2018. Padovano di Albignasego, 53 anni, Lazzaretto è uno degli arrestati dell'operazione Tsunami del febbraio del 2020. Maxi inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Stefano Ancilotto e portata avanti da carabinieri e guardia di finanza che portò alla luce l'esistenza di una sorta di cartello della droga, dove le famiglie locali in concorrenza apparente, in realtà si accordavano su prezzi e canali di rifornimento degli stupefacenti, spartendosi il mercato.

IL PROCESSO

In questi due anni la maggior parte degli indagati ha scelto riti alternativi - con relativi sconti di pena - e chiuso i suoi conti con la giustizia. In 15 hanno patteggiato, mentre altri 6 sono stati condannati in abbreviato. L'unico a scegliere il dibattimento è stato proprio Lazzaretto in un processo arrivato ora alle sue battute finali. Discussione e sentenza sono attese per il 16 febbraio. L'altro giorno, intanto, c'è stato l'esame dell'imputato.

Assistito dall'avvocato Annamaria Marin, Lazzaretto è stato sentito in collegamento da Genova, dove è detenuto. Incalzato dalle domande di Ancilotto, ha raccontato di questa sua attività di brokeraggio. Ha ammesso di aver messo in contatto i fornitori esterni con i trafficanti locali. Ha anche spiegato la sua tecnica per non essere intercettato: usava un telefono satellitare, non appoggiato dunque alle reti di telefonia mobile, che cambiava ogni sei mesi. Un usa e getta costoso, ma che lo aveva a lungo messo a riparo dalle inchieste.

L'OPERAZIONE

Fino all'operazione Tsunami, che smantellò un traffico importante e individuò in Lazzaretto uno dei fornitori, specializzato in cocaina. Nel blitz del febbraio del 2020 furono sequestrati ben 20 chili di droga e oltre mezzo milione di euro in contanti. Stupefacenti e banconote furono trovati nei posti più impensabili: dai magazzini privati ai beauty-case abbandonati in auto in disuso. Punte di un iceberg di un cartello della droga capace, negli anni, di far arrivare dalla Slovenia a Chioggia e Sottomarina, via auto, oltre duecento chili tra cocaina, marijuana e hashish.
 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino