OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
VENEZIA - Si sentiva minacciato e aveva paura. Per questo era andato dalla Polizia a riferire di quei traffici di droga. Pochi mesi prima di morire, da solo, nella stanza di un hotel di Mestre. Sono del veneziano Matteo Voltolina - figlio di uno dei fondatori dell'Antica Murrina Veneziana, morto a 38 anni all'inizio del 2020 - le testimonianze che hanno dato il via all'indagine della Squadra Mobile di Venezia conclusasi, l'altro giorno, con gli arresti di un gruppo di albanesi, accusato di gestire il traffico di cocaina del centro storico. Ebbene, proprio con questa banda, Voltolina sarebbe entrato in contatto. E avrebbe avuto problemi. Nel 2019 era andato dalla Polizia a riempire pagine e pagine di verbali. Aveva raccontato di minacce, cercava protezione. L'ipotesi investigativa era che fosse vittima di un'estorsione. Ma i primi accertamenti non avevano confermato quei sospetti.
LA MORTE
Poi, a gennaio, Voltolina era morto.
LA PISTA
Che Voltolina fosse stato vittima di estorsione, si diceva, non trovò conferme. Ma anche dopo la morte, le sue dichiarazioni sono tornate utili agli investigatori. Tra i nomi indicati dal veneziano c'erano infatti degli albanesi appartenenti al secondo livello dell'organizzazione smantellata l'altro giorno. Spacciatori che prendevano in consegna la droga dai vertici e la passavano ad un giro di consumatori-pusher. Un secondo livello di insospettabili, con lavori regolari, in grado di muoversi in barca per consegne rapide in questa o quella fondamenta. Barche che spesso erano delle ditte per cui lavoravano: dal trasporto di frutta e verdura alla società edile. La droga che trattava l'organizzazione, poi, era di qualità, con un giro di clienti che apprezzavano e pagavano: dal tassista al ristoratore.
Ma le indagini si sono concentrate soprattutto sui vertici, che si proteggevano con un continuo cambio di schede telefoniche. Così gli agenti hanno cambiato strategia: ore di osservazioni e pedinamenti. E agli atti ci sono anche le foto che documentano i rifornimenti, nelle case tra Mestre e Marghera dove veniva stoccata la cocaina, prima dei viaggi verso la laguna. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino