ARSIÈ - È un mistero lungo 6 anni quello di Katia Mores, scomparsa in India nell’indifferenza totale delle autorità italiane e indiane. La donna,...
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LA STORIA
Katia Mores, unica figlia di papà Giacomo e mamma Gina Burani, è nata il 18 giugno 1962, a Le Locle in Svizzera, dove i coniugi erano emigrati all’epoca. La donna, che non si è mai sposata e non ha figli, viveva a Padova nell’appartamento di via Bramante 2/A. Lavorava come commessa nel negozio “La Pantera” di via Zabarella, ma quando l’attività chiuse i battenti, a fine 2012, si prese una pausa di riflessione: raccolse i denari e partì per l’India. Aveva una passione per il santone indiano Sai Baba: il 26 febbraio del 2013 si imbarcò su un volo di linea Emirates da Venezia Tessera e sbarcò a Bangalore (India). «Resterò in India due mesi», aveva detto alle amiche che dovevano occuparsi dell’appartamento padovano. Salutò anche i genitori: la telefonata a mamma e papà prima di imbarcarsi. Dal giorno dopo il suo arrivo, il 27 febbraio 2013, non si hanno più notizie di lei. Non si è mai imbarcata sul volo di ritorno, regolarmente prenotato e pagato per aprile 2013.
LE RICERCHE
La ricostruzione dei giorni successivi (Katia sarebbe “ufficiosamente” sparita a fine marzo 2013) è solo frutto delle ricerche degli amici e detective. Non ci fu, all’epoca, nessuna indagine ufficiale: non c’era una denuncia di scomparsa, che, a quanto pare, ha richiesto anni per arrivare in India. Gli agenti di Puttaparthi, che si stanno muovendo in queste settimane, hanno risposto che il caso è stato aperto dopo la denuncia arrivata dall’Ambasciata, ma che non era possibile fornire gli atti in quanto tutto è coperto da segreto, «confidential». È arrivata, probabilmente, la denuncia fatta 3 anni fa all’Interpol dai famigliari di Katia, tramite l’avvocato Roberta Resenterra. Proprio il legale si è occupato della procedura di dichiarazione di assenza per Katia, sentenziata nel marzo del 2015 dal Tribunale di Padova e pubblicata in Gazzetta Ufficiale nel febbraio del 2016. Una sentenza che ha avviato il procedimento di morte presunta della donna che, se non ci saranno novità, sarà dichiarata tra 4 anni, nel 2023. È allora che i legittimi eredi, i genitori se saranno ancora in vita o i successori, avranno l’eredità della donna: si parla di circa mezzo milione di euro.
L’INCONTRO
Ma se in India nessuno si era mosso fino a questo momento, in Italia gli amici non si sono mai dati pace e hanno continuato a cercare Katia. La veneziana Daniela Bortoluzzi, che per prima presentò denuncia alla stazione carabinieri di San Marco Venezia nel dicembre del 2013. L’amica Erica Locarno di Milano, che nei mesi successivi andò in India e fece pressioni andando a bussare all’Ambasciata italiana a New Delhi. Portò la documentazione raccolta nelle sue “indagini”, effettuate con il supporto dell’investigatore: tutto sarebbe trasmesso, come comunicò l’Ambasciata al Consolato generale d’Italia in Mumbai. E soprattutto l’amico degli anziani genitori, entrambi da anni in casa di riposo a Arsié, Dario Dall’Agnol, ex sindaco del paese. Sta organizzando un incontro, che avverrà nei prossimi giorni a Venezia tra le amiche di Katia per condividere le informazioni e ripartire da lì. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino