TREVIGNANO - Non ha paura di emozionarsi di fronte alla bellezza di una montagna o di un paesaggio marino, come di fronte al suono di una campana. Ama la musica, ama...
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IL POST Sartor aveva postato una serie di articoli che raccontavano le relazioni emerse fra la Prefettura di Padova e le cooperative che gestiscono l’accoglienza dei richiedenti asilo. E lui, spontaneamente, non si è tirato indietro nel dire la sua. E' sconcertante -ha scritto Don Silvio- Questa è l’altra faccia della medaglia della ‘questione migranti’: far finta di non vederla vuol dire essere intellettualmente disonesti. Qui, tra l’altro, si tratta dello Stato e dei suoi più alti rappresentanti. Ma le indagini sono solo la punta dell’iceberg: le tracce di questo immenso e sporco affare sulla pelle di migliaia di esseri umani erano già visibili a ciascuno di noi. Poi precisa chiaramente di non voler fare assolutamente un discorso politico.
«Qui la politica non c’entra -ha proseguito- né i governi di turno: come già detto, si tratta solo di essere oggettivi e onesti e di avere il coraggio di riconoscere che se è scellerato non aiutare il fratello inerme che scappa, ugualmente è scellerato ‘usarlo’ per fare business e ingannarlo dentro una finta e indecorosa accoglienza che lo espone a tutto fuorché alla dignità della vita. Il problema è troppo complesso... ma quello che leggiamo oggi e che sappiamo tutti da tempo non può essere strumentalmente e ideologicamente nascosto. Da nessuno».
SCHIETTO Un esempio di schiettezza insomma, la stessa espressa nel condannare, sulla propria pagina, l’ennesima vignetta satirica di Charlie ebdo che univa ponte di Genova e questione migranti definendola “l’ennesima caduta in basso...”. E, chi ha la fortuna di leggere il Don non può che apprezzarlo. Al di là della condivisione o meno dei concetti soprattutto per il modo diretto e schietto di esprimersi. «Come spesso succede sono d’accordo con te, Don», gli ha risposto Sartor. Mentre il suo “collega”, Don Lorenzo Tasca, di Signoressa, gli ha citato un passo dal libro del profeta Amos (8,4-7) «Siamo più di 700 anni prima di Cristo -ha detto- e purtroppo lo sfruttamento dei poveri continua ad imperversare; ieri con le “bilance false” e oggi facendo cassa sfruttando le immani sofferenze di tanti fratelli e sorelle che sono solo in cerca di una vita più dignitosa per sé e per i loro cari.
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Il Gazzettino