MILANO - “Sono passate due settimane da quella notte. Pensavo che i ragazzi a questo punto parlassero, che raccontassero quello che è successo…”. Sono drammatiche le parole...
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In un’intervista al Corriere della Sera, l’uomo racconta tutta la sua delusione per il nulla di fatto nelle indagini sulla tragedia che ha coinvolto il figlio: “Noi delle indagini non sappiamo niente, leggiamo ciò che scrivono i giornali - afferma - del fatto che non fosse ubriaco, noi eravamo certi fin dal principio, sappiamo che Domenico è sempre stato un ragazzo responsabile”.
Poi la indiretta accusa verso i compagni di classe: “Non si è trattato di un suicidio, né di un incidente: cadere da quella finestra ‘per errore’ è praticamente impossibile. Ci sono stato, ho visto l’hotel. Sono certo come genitore che mio figlio non si sarebbe messo in pericolo da solo”.
Pochi giorni fa, alla messa in suffragio, c’erano solo tre studenti: assenza che però Bruno giustifica. “Erano impegnati con la scuola per una recita”. 15 giorni dopo il dramma, l’unica speranza è negli investigatori, che stanno indagando scrupolosamente su quanto è successo quella notte.
CELLULARI SEQUESTRATI - Gli inquirenti che indagano sulla morte di Domenico hanno sequestrato i telefonini di alcuni compagni di classe per analizzare chat e sms scambiati dopo quella maledetta notte. Alcuni ragazzi venerdì avrebbero fornito testimonianze utili alle indagini.
Inoltre la squadra mobile di Padova, su delega dell'analogo ufficio della Questura di Milano, sentirà gli studenti della 5F del liceo "Nievo" di Padova, l'altra classe che, con la 5E di Domenico Maurantonio, partecipava alla gita all'Expo di Milano.
Il Gazzettino