BELLUNO - Negli interessi che si celano nel grande business dello smaltimento dei rifiuti, sta forse la chiave di lettura del perché la Provincia si sia trovata...
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Le assemblee dei sindaci, infatti, andate avanti per oltre due anni su questo argomento, hanno sempre dato mandato alle rispettive società di raccolta e smaltimento di presentare un’offerta alla Provincia per rilevare le quote e subentrare così nella gestione dell’impianto. Ma le offerte, contrariamente all’indirizzo dai sindaci-soci, non sono mai arrivate. Come dire che i sindaci non hanno avuto peso nelle decisioni delle loro stesse società, oppure giocano su tavoli diversi.
Pare anche che fosse stata trovata una mediazione sul prezzo fissato per la vendita, ovvero di 1 milione 200mila euro, contro i 2,2 stimati dalla Provincia e i soli 20 mila stimati dalla perizia commissionata dalle quattro società.
«La Provincia è obbligata, per legge, a cedere La Dolomiti Ambiente: non può fare diversamente ed è già ritardo sui tempi - conclude Padrin -. Un ritardo che finora ci siamo assunti con senso di responsabilità verso i cittadini bellunesi, convinti di dare tempo alle società di raccolta di esercitare il diritto di acquisto così da chiudere il ciclo integrato dei rifiuti all’interno del territorio provinciale, rimanendo in ambito pubblico. E così abbiamo sempre pensato di fare, forti delle indicazioni dell’assemblea dei sindaci».
Sulla valenza del Maserot parla però Ennio Vigne, ex sindaco di Santa Giustina, e attuale assessore: «È un impianto strategico per Belluno in grado di garantire il ciclo completo e virtuoso dei rifiuti. Faccio fatica a capire questa scelta. È un’assurdità, perché il modello pubblico è l’unico in grado di garantire tutti».
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Il Gazzettino