PORCIA (PORDENONE) - Sono passati 15 anni da quando la banda del taglierino fece irruzione nella filiale di via Colombera 1 di Veneto Banca a Porcia. Un'azione fulminea,...
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IL DNACome si è arrivati a Dellerba? Il 4 aprile 2016 i carabinieri della Compagnia di Cerignola lo stavano monitorando nell'ambito di un'indagine. Inviano del materiale biologico al Ris per una comparazione e in laboratorio emerge che il Dna di Dellerba figura già nella banca dati: è stato estrapolato dal mozzicone di sigaretta sequestrato a Porcia. «L'unica prova dell'accusa - afferma il difensore, Fabio Marcolungo - è quel mozzicone trovato in auto. In banca non c'erano impronte, i rapinatori erano travisati e sono fuggiti a piedi». Secondo il legale, non c'era prove sufficienti per stabilire che Dellerba avesse partecipato al colpo.
L'AUTO RUBATAIl gup ha invece ritenuto che un'auto rubata un quarto d'ora prima della rapina (alle 11), a poca distanza dalla banca, possa essere stata utilizzata per la fuga. Era stata ritrovata non distante da Porcia. I carabinieri nei loro atti l'avevano messa in relazione con il colpo e inviato il mozzicone al Ris di Parma. Avevano anche recuperato i filmati di una telecamera in cui era stato catturato il passaggio dell'Y10 pochi secondi prima del colpo. «Non si vede la targa - ha insistito ieri la difesa - e non si vede quante persone c'erano a bordo. Non è possibile collegare la macchina ai rapinatori».
I TESTIMONINessuno dei commercianti di via Colombera si era accorto del colpo. Nessuno aveva visto i rapinatori. Soltanto il titolare di un negozio di giocattoli disse che aveva sentito sgommare una macchina. Resta un interrogativo: come mai Dellerba il 1. dicembre 2004 si trovava a Porcia? Lontano 800 chilometri da casa, in un posto dove non aveva alcun legame e ha fumato una sigaretta a bordo di una macchina rubata 15 minuti prima di una rapina? Quel giorno i rapinatori fecero irruzione puntando il taglierino contro il cassiere e contro il direttore della banca per costringerlo a inserire la combinazione della cassaforte. Lui consegnò i contanti e i due sconosciuti - subito indicati come italiani - si allontanarono a piedi in direzione Prata. Era il periodo in cui dalla Puglia arrivavano i trasfertisti delle rapine in banca: il loro covo era proprio a Cerignola. E il taglierino era la loro firma.
Cristina Antonutti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino